Renzi comincia il suo tour nelle fabbriche del sud con in mano i freschi dati Istat sulla disoccupazione. Il Mezzogiorno è in grande sofferenza: Sicilia (21,2%) e Calabria (20,6%) battono i record storici di senza lavoro. Lui non se ne cura e ha in testa un altro film: «C’è un clima in cui tutto viene letto in una chiave negativa. Stanno crescendo i posti di lavoro eppure anche i dati di oggi dicono che la disoccupazione è ai dati storici. Ed è giusto perché c’è un sacco di gente che si iscrive alle liste di collocamento. Ma da febbraio i posti di lavoro sono aumentati di 100mila».

Tra il paese reale e il paese immaginato dal premier la distanza è stellare. Ed, infatti, dopo aver visitato le fabbriche della Etna Valley di Catania, all’ingresso del Palazzo degli Elefanti, sede del comune, riceve la prima contestazione di giornata. Un centinaio di manifestanti, studenti e precari, urlano «vergogna» e accendono fumogeni. Nella sala del consiglio la risposta è pronta e nel suo stile: «Si stancheranno prima loro di noi».

Attraversato lo stretto, la musica non cambia. Da una parte l’ottimismo di maniera del premier dall’altra il mondo del lavoro e del precariato. Renzi visita l’Ansaldo Breda nelle Officine ex Omeca di Reggio e rassicura le maestranze sul futuro della fabbrica, che Mauro Moretti, ad di Finmeccanica seduto al suo fianco ha messo in vendita ad inizio anno. Come sia possibile rassicurare e al contempo paventare l’esternalizzazione resta un mistero. Oppure un bluff. Fuori dallo stabilimento 500 lavoratori, precari e sindacalisti di Fiom e Usb non stanno al gioco e inscenano la protesta intonando slogan e lanciando uova contro il corteo di auto blu. «Governo uguale fame» è scritto su un grande striscione. Al presidio anche i tirocinanti degli uffici giudiziari, i percettori di ammortizzatori sociali ed i lavoratori della Italcementi di Vibo. Alcuni manifestanti tentano di forzare il blocco per poter parlare con il premier «per informarlo dell’estremo disagio che vivono le loro famiglie a causa della precarietà del loro lavoro». Il tentativo viene sedato da polizia e carabinieri in tenuta antisommossa. Vana la richiesta che una loro delegazione fosse ricevuta da Renzi. All’uscita il premier corre via senza fermarsi e tira dritto. Dalla piazza partono altri slogan ed invettive: «Vergogna, vergogna».

Ultima tappa in Campania, con visita allo stabilimento Ema di Morra de Sanctis, in Irpinia. Ad attenderlo un presidio della Cgil con duecento persone. Presenti anche i comitati contro le trivellazioni. Tra manifesti mortuari e striscioni anti Sblocca Italia, i lavoratori pretendono «attenzione e soluzioni dal premier». L’Irpinia è ancora scottata dal caso Irisbus, fabbrica gioiello, una di quelle «eccellenze» italiane che piacciono tanto al premier ma che il suo amico Marchionne ha preferito chiudere mandando per strada mille operai.

«Quella di oggi mi sembra piuttosto una fuga di Renzi – dice Franco Tavella segretario generale Cgil Campania – una visita lampo a Catania, poi in Calabria, poi qui in Irpinia dove non si renderà neanche conto che a pochi metri dall’Ema c’è il deserto. Il dramma è fuori questo stabilimento. Oggi mi sembra che correrà solo e non si occuperà di nulla, non è così che si risolvono i problemi di questa regione». Per il premier ieri non è stato un benvenuto al sud.