Prima la contestazione di Erasmo Palazzotto, poi quella della Farnesina: ieri mattina l’audizione di Matteo Renzi in Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Giulio Regeni, non è stata indolore.

Renzi, primo ministro all’epoca del rapimento e dell’omicidio del ricercatore, ci prova a mettere su un piccolo show, un mini comizio, una palese esaltazione di meriti del governo di allora. Ma inciampa, più di una volta. La prima è la più dolorosa: «Il presidente al Sisi ha permesso una collaborazione giudiziaria che non è quella che noi sognavamo, ma che è decisamente superiore a quella standard». Non solo: «La non collaborazione egiziana è un falso, la non sufficiente collaborazione egiziana è la realtà».

Parole che il presidente della Commissione Palazzotto non lascia cadere: «È un dato di fatto che fino al 2 febbraio il ministro degli esteri non ha ricevuto il nostro ambasciatore, che non c’è stata risposta alle nostre richieste di ricerca di un nostro connazionale. Dal 31 gennaio, quando viene informato al-Sisi, al 2 febbraio il governo egiziano non interviene». Più tardi lo stesso Palazzotto ricorderà i vari depistaggi non riusciti intessuti dal Cairo.

Per Renzi quel governo ha comunque fatto di più degli standard di un regime. Che lui stesso ha coccolato fin dal primo giorno: è stato il primo leader europeo a volare al Cairo dopo il golpe del luglio 2014, il 2 agosto successivo era già là.

Di lì a pochi giorni al-Sisi avrebbe compiuto una strage di oppositori a piazza Rabi’a. E nel luglio del 2015, con un curriculum che già faceva sfigurare anche Mubarak, il presidente egiziano fu definito da Renzi «un grande leader», «l’unica speranza per l’Egitto».

Ieri ne ha in qualche modo ribadito le ragioni, citando non tanto il crescente business militare tra Roma e Il Cairo, quanto il mega giacimento sottomarino di gas, Zohr, scoperto da Eni nelle acque egiziane nell’agosto 2015, pochi mesi prima la morte di Giulio.

Secondo scivolone. Secondo Renzi, il governo fu avvertito della scomparsa di Regeni (avvenuta il 25 gennaio 2016) solo il 31 gennaio. La Farnesina in una nota risponde: «Le Istituzioni governative italiane e i nostri servizi di sicurezza furono informati sin dalle prime ore successive alla scomparsa di Giulio il 25 gennaio 2016».