Con la sua solita aria di sfida appiccicata al sorriso storto, il presidente del Consiglio ieri è sbarcato a Milano e deve essersi sentito proprio a suo agio nell’unica città dove – per meriti non suoi – è riuscito per un soffio a vincere le amministrative. Doveva essere il giorno del ringraziamento, dei complimenti a vicenda e delle belle promesse, e così è stato, con il nuovo sindaco Beppe Sala che per l’occasione si è fatto fotografare con Matteo Renzi davanti al portone di Palazzo Marino indossando la fascia tricolore. Sorridevano, si sono abbracciati.

Ecco l’immagine che buona parte dei milanesi che lo ha votato avrebbe fatto volentieri a meno di vedere. E magari si sarebbe risparmiata anche la carica della polizia che in mattinata ha respinto i ragazzi dei centri sociali (Lambretta, Zam, Carovana No Borders) che manifestavano vicino al Museo della Scienza dove era atteso Renzi. Una ragazza ferita e altre manganellate distribuite a caso, protestavano per l’incapacità del governo di affrontare la non emergenza profughi.

Come premio per avergli salvato il posto, Renzi ha promesso a Sala “un grande patto tra Milano e governo”. I dettagli verranno illustrati a settembre in un vertice apposito, ma pare che il nostro già ad agosto tornerà in città per l’avvio dei lavori di una vasca che dovrebbe impedire al fiume Seveso di esondare ad ogni temporale – come accade da 40 anni a questa parte.

Ostentando spocchia e buon umore, Renzi prima di incontrare la giunta di Palazzo Marino si è prodotto nel suo show preferito, uno contro tutti durante un’intervista rilasciata a Rtl 102.5. Sembrava piena campagna elettorale, il ragazzo evidentemente è sotto pressione e quindi rilancia. Il solito copione prevede una promessa: “Entro l’anno arriverà il decreto che cambierà il modo di pagare il fisco ed entro l’anno bye bye Equitalia”. Prevedibile la replica del vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, un tweet: “Ci fa piacere che M5S detti l’agenda del premier. Basta annunci! Renzi passi dalle parole ai fatti”.

Uno scontro tra dilettanti se paragonato allo scambio di battute che ha fatto seguito alla provocazione di Renzi quando si è auto esaltato per il piano sulla banda larga: “Talvolta mi accusano di non essere di sinistra. C’è stato qualche governo di sinistra che ha privatizzato Telecom facendo un regalo ai capitani coraggiosi con operazioni molto discutibili venti anni fa. Ogni riferimento al governo D’Alema è puramente casuale… Poi c’è chi, invece, fa la banda larga, una grandissima opera pubblica”. L’ex leader Massimo non l’ha presa molto bene: “Renzi potrebbe parlarci delle fughe di notizie sulla banca Etruria e dell’insider trading, questo è un argomento che forse conosce bene”. Gli argomenti però di solito li sceglie lui.

Sempre ai microfoni, prima ha graziato la sindaca Virginia Raggi con malcelata aria di superiorità – “facciamola lavorare” – e poi ha promesso al suo sindaco di riferimento di trasformare la Brexit in un’occasione di ulteriore rilancio dell’unica grande città governata dal Pd: “Proveremo a portare a Milano un po’ di istituzioni finanziarie che sono a Londra”. Il cosiddetto “patto tra Milano e il governo” invece è stato siglato a parole durante due ore di colloquio a Palazzo Marino alla presenza della nuova giunta al completo. I temi sui cui si sono giurati collaborazione eterna sono diversi: periferie, trasporti, welfare, città metropolitana e accoglienza dei profughi. In sintesi, Milano pretende più soldi e Renzi non ha detto no. “Prima facciamo tutto quanto è nelle nostre possibilità – ha spiegato Beppe Sala – e poi chiediamo una mano”. Sembra che Renzi sia rimasto stupito davanti a tanta determinazione, “è una macchina da guerra”.

Per venire alle “urgenze”, si dice di una grande sintonia anche sul tema dei rifugiati che in questi giorni non sanno dove trovare accoglienza (oggi ci sono 2.917 profughi ma le strutture sono piene). Anche se non è chiaro quando e come si passerà dalle parole ai fatti: “Penso di poter dire che c’è un impegno che non avevo mai sentito così forte in questi anni”, ha spiegato l’assessore al Welfare del Pd Pierfrancesco Majorino. Di solito l’assessore accusa il governo di scarsa collaborazione, ma forse intende dire Angelino Alfano. Mica si poteva contraddire lo sponsor…