Ha fotografato Che Guevara mentre fuma il sigaro (rimanendo per tutta la vita identificato con quello scatto), la guerra in Vietnam, ma anche Picasso con l’immancabile maglietta a righe in una serie di immagini rimaste indelebili, Le Corbusier, Giacometti, Klein. La realtà cruda e il sogno dell’arte. Il fotografo svizzero René Burri è morto all’età di 81 anni, dopo una lunga malattia. Nella sua città natale, Zurigo, aveva studiato alla scuola di Arti applicate per poi iniziare a lavorare, negli anni Cinquanta, come documentarista seguendo la sua prima passione, il cinema. Giovanissimo, era stato assistente cameraman per la società di produzione dei film della Disney.  La Leica arrivò come compagna inseparabile durante il servizio militare e, dietro la sua vocazione, fa capolino un mentore come Cartiere Bresson. Niente attimo da catturare però per Burri, le sue immagini sono più studiate e richiedevano un lungo tempo di macerazione “interiore”.

Nel 1955 fu segnalato da un amico all’agenzia Magnum, imponendosi all’attenzione con il suo servizio sui bambini sordomuti, pubblicato poi sulla rivista Life. Sarà nel ’59  che entrerà a far parte stabilmente della scuderia Magnum e nel 1982 ne sarà il presidente. Girerà il mondo in lungo e largo, immortalando conflitti, i funerali di Kennedy e Nasser, le navette spaziali, Gorbaciov e Reagan, piazza Tian’anmen. ”Documento la felicità e la tristezza delle persone, la vita è orribile e meravigliosa. A un giovane fotografo consiglierei di essere curioso”, diceva, definendosi poi “un clown”.

Non solo fotografo, ma anche regista e artista, René Burri nel ’62 aprì una galleria a Parigi e nel suo tempo libero continuò sempre a produrre disegni e collage. Nel 1963, mentre lavorava a Cuba incontrò Che Guevara: lo ritrasse durante un’intervista di un giornalista americano e quel suo scatto è diventato un’icona del XX secolo. Cuba gli era rimasta indigesta: aveva mancato di un soffio la rivoluzione perché, di rientro dall’America Latina, non aveva voglia di ripartire subito e se n’era andato a sciare con la famiglia, nonostante l’avesse chiamato d’urgenza la sua agenzia. Aveva un conto sospeso con la Storia, lì, sull’isola caraibica.
Nel 1965 partecipò alla realizzazione della Magnum films: durante la sua permanenza in Asia, girò Le due facce della Cina, prodotto dalla Bbc. Una grande retrospettiva del suo lavoro si è tenuta nel 2004-2005 presso la Maison Européenne de la Photographie di Parigi e ha fatto un tour in molti altri musei europei. Nel 2013, era stata la volta della retrospettiva al Centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri di Verona. L’anno scorso aveva donato il suo archivio al Museo di Losanna: trentamila scatti per raccontare con eleganza e passione l’intero pianeta.

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