Carlos Ghosn, presidente di Renault, Nissan e Mitsubishi, è stato arrestato ieri in Giappone: l’accusa è di frode fiscale e di abuso di beni sociali. La notizia ha avuto l’effetto di una bomba nel mondo degli affari internazionali e tra i lavoratori del gruppo. Il titolo Renault è caduto del 12%, quello di Nissan dell’11%. I sindacati sono preoccupati per eventuali ripercussioni sui 470mila dipendenti del gruppo automobilistico franco-giapponese, che Ghosn ha portato ad essere il primo al mondo.

Ghosn avrebbe nascosto per anni al fisco una parte consistente dei suoi guadagni, in particolare la remunerazione derivata dalle stock options (si parla di 5 miliardi di yen, 39 milioni di euro). Il fisco giapponese ha lavorato per mesi, dopo una denuncia venuta dall’interno di Nissan, da parte di un whistleblower. In Giappone, Ghosn è un mito, dopo che ha salvato Nissan unendola con Renault alla fine degli anni ’90, ha persino il suo personaggio nei Manga e un bentô a suo nome. In Francia, il “grand patron” della Renault, 64 anni di origine libanese nato in Brasile, è invece stato sempre visto con sospetto, troppo segreto, troppo potente, troppo autoritario, troppo pagato (più di 15 milioni di euro l’anno, anche se ultimamente aveva dovuto accettare un taglio del 30% della sua remunerazione, lo stato francese ha cercato di frenare gli aumenti che pretendeva l’alto dirigente).

Da Tokyo è arrivata la notizia che già da giovedì Nissan cercherà un successore e Ghosn sarà licenziato (era ormai direttore non esecutivo). In Francia, le prime reazioni sono più prudenti, lo stato ha ancora una partecipazione del 15% in Renault. Emmanuel Macron, in viaggio ufficiale in Belgio, ha affermato che lo stato sarà «estremamente vigile sulla stabilità dell’alleanza» tra le due società, per rassicurare dipendenti e azionisti. Ghosn aveva già annunciato che avrebbe lasciato le cariche nel 2022. Molto probabilmente dovrà lasciare anche la carica alla Renault.

Ghosn, diplomato in Francia nelle prestigiose Ecole Polythenique e Ecole des Mines, ha iniziato alla Michelin, dove è rimasto 18 anni. Nel ’96 entra alla Renault come vice-direttore. Nel corso degli anni si è fatto la fama di cost killer. Gli operai Renault ricordano la chiusura degli stabilimenti di Vilvoorde, in Belgio, nel ’97, che avevano scatenato uno dei primi movimenti sociali pan-europei.

La Cgt si è detta «inquieta» per le conseguenze dell’arresto, «i dipendenti rischiano di pagarne i costi». Ghosn ha portato a termine con successo il legame tra Renault e Nissan (il costruttore francese nel ’99 ha preso il 36,8% del giapponese) e ha costruito un vero e proprio impero nel settore, unendo una decina di costruttori, realizzando alleanze, per esempio con la tedesca Daimler. Tra i grandi dirigenti del settore automobilistico, Ghosn è stato pioniere nel credere nell’auto elettrica, dove ha investito 4 miliardi di euro per la concezione di un veicolo meno inquinante a prezzi abbordabili.