Due giorni di consiglio di amministrazione, il secondo si prolunga nella notte per decidere se dare il via alle trattative per la fusione. Ma con paletti molto stretti e chiedendo garanzie precise sui livelli occupazionali in Francia e posti negli organi societari.

Il Cda di Renault per decidere sulla fusione con Fca ieri è iniziato alle 18 ed è andato avanti fino a tarda sera: il nodo principale è la governance della nuova società alla pari. Di certo c’è solo l’astensione dei giapponesi di Nissan e che la strada per arrivare all’accordo è ancora in salita per Agnelli e Manley.

Se infatti il governo italiano rimane totalmente fuori gioco, il governo francese ha alzato il prezzo e le condizioni. Molto preoccupati sono i sindacati, sia la Fiom in Italia che – ancor di più – la Cgt in Francia che si è detta esplicitamente contraria alla fusione.

«È inaccettabile che i lavoratori di Fca siano tenuti all’oscuro di un’operazione fondamentale per il futuro della produzione di auto e componenti in Italia – attacca Michele De Palma, segretario nazionale della Fiom – . Le dichiarazioni di singoli esponenti di governo nazionale e d’oltralpe aumentano solo il grado già alto di confusione e incertezza, mentre sarebbe necessario che in Italia la presidenza del consiglio con il ministero dello Sviluppo convochino un tavolo istituzionale con la proprietà e i sindacati. La fusione – continua De Palma – nelle intenzioni delle rispettive proprietà, creerà valore per gli azionisti; rivendichiamo che azienda e governi garantiscano occupazione e lavoro. È obiettivo della Fiom di aprire un confronto con i sindacati italiani e poi con quelli francesi per stabilire posizioni comuni: sarebbe un danno enorme per i lavoratori che governi e sindacati si dividano accettando l’idea che la fusione possa prevedere riduzione dell’occupazione. La fusione deve servire ad avere più risorse per gli investimenti in innovazione – compresi i centri di ricerca e sviluppo – e produzione e l’implementazione dei mercati. Non può accadere che Fca e Renault si uniscono e i lavoratori vengano divisi», continua De Palma.
La Fiom propone iniziative unitarie, come le assemblee che in molti stabilimenti del gruppo si stanno tenendo in modo unitario per lo sciopero nazionale dei metalmeccanici del 14 giugno, per ottenere l’apertura del confronto con azienda e governo.
«Il mercato dell’auto è in calo, Fca riduce di rilevazione in rilevazione la propria quota di mercato mentre aumenta l’uso di ammortizzatori sociali. I lavoratori hanno già pagato e continuano a pagare un prezzo, è ora che gli investimenti sui nuovi modelli e le nuove motorizzazioni, dall’ibrido all’elettrico, trovino realizzazione», chiude De Palma.

Il sindacato Cgt di Renault ha criticato duramente la direzione dell’azienda per non aver consultato i rappresentanti sindacali durante i colloqui e ha definito la fusione «fondamentalmente dannosa per la casa francese, la sua ingegneria, la sua forza industriale e i suoi lavoratori». Martedì una dichiarazione della Cgt ha definito l’idea di fusione un «regalo alla famiglia Agnelli», sostenendo che la casa transalpina è la società più forte e che l’accordo darebbe la tecnologia più avanzata di Renault per le auto elettriche senza ottenere nulla di comparabile in cambio.

Il sindacato ha messo in discussione l’argomento di Fca sul risparmio affermando che i veicoli delle due compagnie sono troppo diversi per condividere la tecnologia: una fusione minaccerebbe l’alleanza con Nissan che ha impiegato molti anni prima di iniziare a far risparmiare denaro alle aziende. La Fiom ha già chiesto una riunione alla federazione europea dell’industria IndustiAll per discutere con i francesi delle ricadute occupazionali nei due paesi e per cercare una posizione il più possibile unitaria sulla fusione.