Nicolini . Temo che non smetteremo di rimpiangerlo per molto tempo perchè  personalità così acute, creative,  colte e libere come lui non se ne vedono all’orizzonte, a  meno di un anno dalla sua morte, avvenuta il 4 agosto 2012, si moltiplicano le iniziative per ricordare Renato Nicolini , gli vengono dedicate mostre ” dal tramonto all’Appia” ,  il “Fringe festival  e Villa Ada e anche in sede istituzionale gli è stato reso omaggio con la pubblicazione, in edizione limitata, dei suoi interventi parlamentari. A presentare questo interessante lavoro sono stati chiamati, Stefano Rodotà, Franco Purini e Andres Neumann, tre amici di Renato, tre figure d’eccellenza che rappresentano le sue grandi passioni, la politica, l’architettura e lo spettacolo.

Nel corso dell’evento, organizzato dalla figlia Ottavia Nicolini e dalla compagna Marilù Prati che hanno lavorato intensamente e appassionatamente a questo scopo, è stato annunciato il progetto di conferimento dell’Archivio Renato Nicolini  e della sua Biblioteca presso le sale dell’Archivio Storico Capitolino e della Biblioteca Romana, situate nel complesso monumentale dell’Oratorio dei Filippini in Piazza della Chiesa Nuova, il cui scopo è quello di conservare la memoria e il pensiero di Nicolini, rilanciare le sue intuizioni sul Meraviglioso urbano e sulle forme delle politiche culturali per le città, soprattutto ad uso delle giovani generazioni.

Nicolini fu  eletto deputato nelle liste del Partito Comunista Italiano nel 1983, e riconfermato alla Camera dei deputati nella X (1987-1992) e nella XI (1992-1994) legislatura, il volume, curato dalla Biblioteca della Camera dei Deputati, raccoglie i suoi discorsi, gli interventi in Commissione e le proposte di legge presentate come primo firmatario; ne ho potuto leggere alcuni estratti che sono assai interessanti, attualissimi ed anche molto divertenti come quando citando Witkiewicz,scrittore di teatro polacco degli anni venti, Renato scopre  questo titolo “Ciccino Craxic , ovvero sui valichi del non senso, dramma non euclideo in quattro atti” e,giocando sull’analogia, quasi omonimia, con l’allora presidente del consiglio Craxi,maestro e mentore di Berlusconi a cui tutto ciò calza ancora a pennello, cita: ” sono solo come lo è Dio, governo tutto da solo  e rispondo di tutto, ma solo davanti a me stesso;…mi sacrifico per voi, nessuno di voi riesce ad apprezzarlo …sono impareggiabile, altro che cesari e re, io sono in una dimensione diversa dello spirito…vi conduco verso una felicità che adesso non sareste neppure in grado di sognare…”, e così via tra battute divertenti e sagaci che provocano risate e applausi nei banchi dell’estrema sinistra, ma poi Nicolini rientra nell’ambito serio e spiega che il tema di fondo riguarda “la democrazia è in qualche modo garanzia delle minoranze, e quindi sviluppo della conflittualità. La democrazia cresce quando non ha paura del conflitto…prima di pensare che vi sia una minaccia, qualche cosa di ostile nella crescita di quello che si presenta come conflittuale nei confronti del potere costituito dobbiamo sforzarci di capire come questo, al contrario , possa essere lo sforzo di esprimersi di ciò che fino adesso non ha avuto le condizioni di manifestarsi…i politici in qualche modo sono degli scienziati, hanno una loro scienza specifica…la capacità, insomma di mediare, di fare qualcosa di più dello schierarsi da una parte o dall’altra…la politica dev’essere capace di trovare quelle linee di sviluppo dell’economia e della società che non appaiono all’occhio del profano…” invece” la democrazia governante è una pericolosa illusione perchè, se non si ha la capacità di riferirsi a quelli che sono i soggetti reali, la scienza del politico diventa una scienza impazzita che si esercita sui propri calcoli interni.

E’ la corporazione che si trasforma in politica, che occupa lo spazio che alla politica andrebbe dato. E’ da qui che nasce la sfiducia verso le istituzioni, la crisi dei partiti, quando appunto la democrazia governante mangia il reale e trasforma la società in qualcosa che non è altro che il suo ritratto rovesciato, deforme, lo specchio in cui non vogliamo guardarci, perchè non ci assomiglia e non ci può rispecchiare”. I brani che ho citato sono presi da una seduta del 7 aprile 1984! Che lungimiranza!Che capacità di fondere cultura e ironia altro che il miserabile spettacolo che ci offrono attualmente i ben pasciuti rappresentanti dello Stato odierni!

Adesso sarebbe più realistico citare re Ubù di Jarry che Ciccino Craxic di Witkiewicz perchè quel che Nicolini temeva e cercava di rintuzzare si è realizzato nelle sue più fosche previsioni, una per tutte la legge elettorale che manda a farsi benedire ogni teoria democratica. Per non dire della cultura, terreno specifico di Nicolini, che vide eludere tutte le sue brillanti proposte e teorie a favore di tagli, tagli,e ancora tagli che hanno reso il nostro maggior patrimonio nazionale un cadavere da sezionare all’obitorio.  In questi discorsi Nicolini, che dalla IX legislatura diventò membro della Commissione Interni e Istruzione e Belle Arti, si batte “per un’idea di politica per la cultura che non sia semplicemente copertura, gioco demagogico, promessa per qualche occupazione giovanile”, individuando nei beni culturali “un settore in cui l’Italia possiede le maggiori risorse ” e “che al contrario dovrebbe essere qualificato in primo luogo sul piano della qualità e del rigore dell’occupazione”.

Convinto assertore dell’idea che la vera novità sia “varare una manovra finanziaria che punti sulla cultura, sulla ricerca scientifica, sulla tecnica, sulle nostre capacità di mettere a profitto il nostro patrimonio storico e nostre risorse nazionali”, Nicolini si fa portavoce di una concezione che tende al superamento di una visione puramente difensiva dei beni culturali, identificando proprio in questo settore una possibile via alla rinascita dell’economia italiana. Nicolini è stato un uomo colto, intelligente, tenace, curioso e indipendente si dice che fece rinascere Roma dal periodo tragico degli anni di piombo ma in pochi dicono che se questo avvenne fu perchè ebbe il coraggio di dare fiducia ed opportunità a tutti quei giovani senza tessere di partiti che in quegli anni bui combattevano facendo cultura nei cineclub o nelle cantine o dalle pagine di riviste davvero indipendenti, l’unico che si guardò davvero intorno, senza scorte e senza paure, uno di noi.