«Ho lavorato 50 anni per il cinema. Ho dipinto Sogni». Con queste semplici parole, la voce gentile di Renato Casaro presenta anche alla radio la grande mostra dedicata alla propria opera: Renato Casaro. L’ultimo cartellonista del cinema. Treviso, Roma, Hollywood. Aperta lo scorso 13 giugno a Treviso (visitabile fino al 31 dicembre), la rassegna si snoda in tre spazi espositivi nella città veneta: l’appena restaurata Chiesa di Santa Margherita, il Complesso di San Gaetano (Museo nazionale Collezione Salce) e i Musei civici di Santa Caterina.
Proprio il ragionier Salce, nato nel 1877, aveva cominciato a collezionare le immagini di quel mondo del cinema, all’epoca ancora tanto giovane. Aveva poi lasciato, con il suo testamento nel 1962, tutta la sua collezione alla città di Trevisoperché serva in scuole e accademie, preferibilmente locali o del Veneto, a studio e conoscenza di studenti, praticanti e amatori delle arti grafiche».

Collezioni
La straordinaria raccolta di manifesti storici – di oltre cinquantamila pezzi – racconta l’amore e la tenacia con cui Casaro, oggi ottantacinquenne, ha sempre continuato ad operare con il mondo delle singole immagine tratte dal cinema.

Esecutore paziente di manifesti, Casaro ha coltivato la realizzazione di immagini oggi entrate nell’immaginario del mondo dei film.

Già, perché è anche quell’immagine delle due dita di Kevin Costner che tracciano un segno «binario» sulla proprio guancia destra, nell’indimenticabile manifesto di Balla Coi Lupi. O anche l’immagine di quell’enorme Ponte di Brooklyn che sovrasta le figure di quei ragazzini nella New York dei bassifondi, dove il crimine dei bambini diventati adulti resta l’unico modo per poter sopravvivere, vivere e vincere. Ovviamente quando, si sopravvive. Registi come Ingmar Bergman, Bernardo Bertolucci, Tinto Brass, Francis Ford Coppola, Dario Argento, Marco Bellocchio, Sergio Leone, Giuseppe Tornatore, Francois Truffaut, Carlo Verdone lo hanno scelto per cominciare a parlare con lo spettatore con quella prima singola immagine appesa ai muri.

Dal 1955, dal primo film drammatico raffigurato, (Criminali contro il mondo, diretto da Harry Essex), le opere presenti in mostra sono tutte restaurate ed è sorprendente vedere come i manifesti vengono raccolti in «enormi cassettiere» che permettono di conservarne in ottimo stato a migliaia. I manifesti, dal 1955 al 1965, sono purtroppo ormai introvabili ma rappresentano comunque i primi grandi successi dell’artista, compresi i tanti Western all’italiana.

Nelle tre sedi espositive trevigiane, sono quindi in mostra oltre 300 pezzi che documentano in concreto i tanti film a cui l’artista ha lavorato in un percorso cronologico delle opera che tiene anche conto delle diverse tematiche.

I generi in cui Casaro ha operato, continuano a rinnovarsi sempre secondo le esigenze del mercato: ci sono manifesti di film storici, western (ovviamente all’italiana), comici, dell’orrore, d’avventura. La trecentesca chiesa di Santa Margherita, innalzata dai Frati Mendicanti e affrescata dal ciclo delle storie di Sant’Orsola, da poco restaurata dal Ministero della Cultura e dalla Regione Veneto, accoglie la sezione principale della rassegna. Ospita, tra le tante immagini, anche alcune della lunga serie dell’agente 007 James Bond (come Octopussy e Never Say Never Again), dei film Rambo e Lo chiamavano Trinità, con un Terence Hill che si fa portare sdraiato e rilassato su una specie di portantina trainata da un cavallo. E qui ci sono anche manifesti di capolavori come I magnifici sette, Cronaca di una morte annunciata, Amadeus, Il té nel deserto e anche L’ultimo imperatore, con l’immagine di quel bambino minuscolo che, con fare deciso, sta in piedi di fronte a un serissimo servitore adulto che si prostra di fronte ai suoi piedi. La locandina, ricorda ancora oggi, a cui è maggiormente affezionato perché, proprio quell’immagine era stata usata anche in Cina.

L’iniziale veloce pennellata di Renato Casaro, si trasforma negli anni in una tecnica che comprende, poco alla volta, anche l’introduzione di composizioni in parte fotografiche, fino ad arrivare all’introduzione delle più recenti e raffinate maquettes ad aerografo degli anni ’80, che lo hanno reso celebre nel mondo. Anche, e forse soprattutto celebre nei ritratti degli attori protagonisti realizzati tra gli anni Ottanta e Novanta, quando il manifesto disegnato sarebbe arrivato alla sua fase conclusiva.

Nelle tre sedi della mostra è presentato anche un video con brevi filmati e trailer per il pubblico, di cui Casaro ha curato il corredo iconografico. Artista poliedrico, è sempre riuscito a passare da film dell’orrore, ai classici western, da Henry Fonda e James Stewart in L’ora della furia, fino ai bozzetti di Buffalo Bill, o anche di La notte dell’agguato con Gregory Peck ed Eva Marie Saint.

Proprio i bozzetti sono parte importante per raccontare la metodologia e l’opera di Casaro. Quegli schizzi iniziali rappresentano infatti il modo per fissare l’idea in un progetto su carta sin dall’inizio. Dall’iniziale atto pittorico a tempera o ad acquarello, l’artista ha sempre cercato di governare la struttura completa della pagina che sta creando, (in un totale di 6 o 8 fogli in cui cerca di creare l’effetto compositivo per un intero manifesto stradale).

Figure strazianti
Negli anni ottanta e novanta poi, la sua arte raggiunge grande successo con la presentazione cartellonistica di capolavori come Balla coi Lupi, di Cronaca di una morte annunciata e lavorando con le grandi major del cinema come Fox, Mgm, Columbia e United Artist. E poi anche quell’ ultima immagine cruda e terribilmente asciutta e straziante, di Un Borghese piccolo piccolo di Mario Monicelli dove, l’orrore della vicenda viene «raccontato» attraverso un’immagine di umile e sottomessa normalità che cancella l’ipotesi del crimine.

Renato Casaro è un regista dell’immagine che arriva alla narrazione del cinema in modo deciso, colorando le mille sfumature dei film, ha conquistato (e lavorato con) i più grandi registi sia Italiani che di Hollywood e in mostra sono documentati numerosi film tra gli oltre mille in collezione.

Nella sede di Santa Margherita poi, è stata allestita una sezione didattica in cui giovani visitatori possono inventare e creare un manifesto di cinema e dove, molto importante, c’è anche la sezione dedicata ai visitatori ipovedenti che hanno a disposizione una riproduzione tridimensionale del manifesto del film Il tè nel deserto per capirlo anche col tatto.

Negli spazi del complesso di San Gaetano i visitatori possono poi scoprire tutti i momenti che sono necessari per la creazione di un manifesto che deve arrivare al pubblico. Quindi quel processo che parte dagli iniziali contatti con le case di produzione e distribuzione, fino ad arrivare ai primi schizzi a matita, dai bozzetti di prova a quelli finali da realizzare. Sei film simbolo di Casaro raccontano, con una forte valenza didattica, tutto il mondo tecnico e artistico che sta dietro la creazione di un manifesto. Nelle sedi sia di Santa Caterina che di Santa Margherita, la rassegna ha poi l’intenzione di presentare realmente Renato Casaro come l’ultimo, vero e tra i più apprezzati cartellonisti al mondo.