Quale è la causa della morte di Rémi Fraisse, giovane studente in scienze ambientali, trovato senza vita nella notte tra sabato e domenica, nella zona vicino ai lavori di costruzione della diga di Sivens, nel dipartimento del Tarn, dopo una giornata di scontri tra manifestanti e polizia? I risultati dell’autopsia si conosceranno solo oggi. Il Procuratore della Repubblica di Albi ha confermato ieri che sulla schiena del ragazzo sono state trovate tracce di un’esplosione e che nelle vicinanze del corpo ci sono tracce di un lacrimogeno. Per gli ecologisti che da mesi protestano contro la diga, giudicata opera inutile e dannosa, si tratta di una bavure della polizia, che nel pomeriggio si era scontrata con un gruppetto di violenti con il passamontagna, venuti a perturbare lo svolgimento della manifestazione, iniziata nella calma. L’ex ministra Verde, Cécile Duflot, parla di “dovere di trasparenza” da parte del governo “per fare luce sull’azione delle forze dell’ordine”, ma al tempo stesso deplora gli “incidenti causati da qualche manifestante”. Ancora ieri, dopo una manifestazione pacifica, ci sono stati incidenti a Albi nel tardo pomeriggio. Alla manifestazione, domenica, hanno partecipato anche esponenti politici, tra cui Jean-Luc Mélenchon del Front de Gauche e l’europarlamentare écolo José Bové. Entrambi sono stati contestati dall’ala violenta dei manifestanti. Mélenchon vi vede la presenza dell’estrema destra “sotto i passamontagna”. In molte testimonianze raccolte dal sito militante reporterre.net la polizia è sotto accusa: ha fatto ampiamente uso di lacrimogeni e anche di flashball, per sloggiare i manifestanti della Zad (zona da difendere).

Per Guillaume Crosse, presidente del gruppo Europa Ecologia al Consiglio regionale, ormai “per riportare la pace nella zona bisogna sospendere i lavori”. La protesta dura da mesi, in forma pacifica: militanti ecologisti sono saliti sugli alberi (l’ultimo è stato abbattuto il 3 ottobre scorso, per lasciare spazio alla costruzione), dei liceali di Gaillac avevano organizzato un presidio. All’inizio della presidenza Hollande l’allora ministra dell’ecologia, Delphine Batho, aveva deciso una moratoria sulla diga di Sivens. Ma dopo essere stata sostituita, i lavori erano ripresi. L’attuale ministra, Ségolène Royal, ha ordinato un rapporto a un gruppo di esperti, per vederci più chiaro. Il rapporto, reso pubblico ieri, critica la diga, afferma che “lo studio di impatto è di qualità molto mediocre”, che non sono state analizzate “le alternative possibili” e che “il finanziamento è fragile” (l’opera costerà 8,5 milioni di euro ed è finanziata solo da denaro pubblico). Ma gli esperti affermano anche, visto lo stato di avanzamento dei lavori, che la costruzione dovrebbe essere portata a termine. Secondo gli ecologisti, la diga distruggerà una zona umida, con conseguenze sulla biodiversità. Inoltre, il fabbisogno d’acqua per l’agricoltura locale sarebbe stato “sovrastimato” almeno del 35%. L’irrigazione andrebbe a favore di soltanto una quarantina di agricoltori.