Il vaccino sviluppato nei laboratori di Castelromano (Roma) dall’azienda farmaceutica Reithera ha superato la fase 2 dello sviluppo. Sperimentato in oltre 900 volontari, il vaccino ha generato una risposta immunitaria «paragonabile a quella di riferimento rilevata in un gruppo di persone guarite dall’infezione». La risposta immunitaria è stata osservata nel 93% dei volontari dopo la prima dose e nel 99% dopo la seconda. È quanto afferma un comunicato della stessa azienda.

ANCHE IL VACCINO Reithera funziona con un vettore virale, come quello AstraZeneca e Johnson & Johnson. Il vaccino italiano viene però trasferito nelle cellule da un adenovirus di gorilla. «Speriamo di cominciare la sperimentazione di fase 3 (quella che prelude all’autorizzazione al commercio, ndr) il prima possibile», spiega Roberto Camerini, direttore medico di Reithera. Lo studio dovrebbe prevedere un confronto tra il vaccino Reithera e un altro vaccino a vettore virale ed è stato già autorizzato dall’Agenzia Europea del Farmaco. Ma sul proseguimento delle ricerche sul vaccino italiano permangono molte incognite.

Come gli altri vaccini a vettore virale, quello prodotto da Reithera potrebbe faticare a trovare un mercato. L’Ue ha già comunicato di volersi rivolgere solo alle aziende che producono vaccini a mRna (Pfizer e Moderna) per un’eventuale nuova campagna vaccinale anti-Covid nel 2022. Negli Usa, del vaccino Johnson & Johnson si è fatto un uso molto limitato mentre il vaccino AstraZeneca non è stato ancora approvato per il commercio.

SUI VACCINI ADENOVIRALI pesano anche i rischi per la sicurezza emersi dopo alcune centinaia di casi di trombosi con trombocitopenia, rilevati sia dopo la somministrazione di AstraZeneca che di Johnson&Johnson. Proprio ieri la Food and Drug Administration statunitense ha rivelato che, dopo 13 milioni di somministrazioni, sono stati segnalati anche un centinaio di casi di sindrome di Guillain-Barré – una malattia neurologica fortemente debilitante – probabilmente associati alla vaccinazione Johnson&Johnson. Infine, molti esperti ritengono che i vaccini adenovirali avranno un’efficacia ridotta nel caso dei successivi richiami, a causa dell’immunità sviluppata nei confronti dello stesso adenovirus utilizzato come “veicolo”.

IL VACCINO REITHERA, in più, deve superare ulteriori ostacoli di natura economica. Sotto il governo Conte bis, il fondo pubblico Invitalia diretto da Domenico Arcuri aveva investito circa 50 milioni di euro al finanziamento dello sviluppo del vaccino. L’investimento è stato poi bloccato nel mese di maggio dalla Corte dei Conti, che aveva sollevato dubbi sulla natura del progetto e dell’impegno finanziario. Quando il vaccino Reithera sembrava ormai su un binario morto, il ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti gli ha offerto una seconda vita. «Il Mise – aveva dichiarato dopo il no della Corte – è disponibile a contribuire al progetto del vaccino Reithera nelle forme e nei modi consentiti utilizzando diversi e innovativi strumenti previsti anche dalle nuove norme». Il ministro leghista fa riferimento al dl Sostegni bis, che tra i tanti provvedimenti destina «almeno 200 milioni di euro» al «potenziamento della ricerca, lo sviluppo e la riconversione industriale del settore biomedicale verso la produzione di nuovi farmaci e vaccini». Un articolo che sembra fatto apposta per Reithera.

PER TROVARE LE RISORSE, Giorgetti si era spinto fino a trasformare «Enea Tech», il fondo nato da pochi mesi per finanziare startup innovative, in «Enea Biomedical», dedicato solo al settore farmaci e vaccini. L’iniziativa di Giorgetti avrebbe però bloccato un migliaio di progetti di sviluppo già avviati da Enea Tech e ha trovato l’opposizione del ministro dell’agricoltura M5S Stefano Patuanelli. Così, nel testo finale del “Sostegni bis”, che andrà in Gazzetta dopo il voto di fiducia del Parlamento, si è dovuto trovare un compromesso. La fondazione diventa «Enea Tech e Biomedical», avrà una dotazione di 900 milioni (400 in più) e potrà finanziare il vaccino italiano. Ma 250 milioni rimarranno vincolati all’originale compito di stimolo all’innovazione nei settori agritech, deeptech (robotica e spazio), tecnologie dell’informazione e economia verde. Così la Lega potrà intestarsi il vaccino tricolore. E se non lo vorrà nessuno, pazienza.