Il Metropolitan Museum di New York ha ufficializzato il tema della mostra-evento annuale del suo Costume Institute. Dal 4 maggio al 4 settembre 2017 si svolgerà Rei Kawakubo/Comme des Garçons: Art of the In-Between. Attraverso 150 abiti progettati dal 1980 a oggi, l’esibizione prenderà in esame il lavoro creativo della stilista giapponese che dal 1969, anno in cui ha fondato il suo marchio Comme des Garçons, influenza tutto il mondo della moda.

Andrew Bolton, il curatore, tiene a precisare che «non è una retrospettiva ma un’indagine che avviene attraverso la focalizzazione sul lavoro di una creativa che ci invita a ripensare la moda come a un luogo di costante creazione, ri-creazione e ibridazione».

È la seconda volta nella sua storia che l’istituzione newyorkese dedica una mostra a uno stilista vivente. Nel 1983 toccò a Yves Saint Laurent: 25 Years of Design, ma al tempo scoppiò uno scandalo che ricadde sull’allora direttrice Diana Vreeland perché, si diceva, riconoscendo l’assoluta influenza del genio francese sulla moda di quegli anni favoriva commercialmente uno stilista in attività (nel 2012, la mostra Schiaparelli and Prada: Impossible Conversation non è stata classificata come una mostra personale perché il tema esplorato era il Surrealismo). Oggi, l’annuncio della personale dedicata a Rei Kawakubo non ha suscitato nemmeno un fruscio di dissenso perché davanti all’autorevolezza della giapponese si inchina, con quel po’ di pudore che gli è rimasto, anche il più potente dei fatturati.

«Ho sempre perseguito un modo di pensare alla progettazione negando i valori stabiliti, le convenzioni e tutto ciò che è generalmente accettato come norma. Il mio modo di esprimermi passa attraverso i concetti di fusione, squilibrio, incompiutezza, eliminazione e l’assenza stessa di un intento», dice la Kawakubo presentando la mostra, senza poter nascondere un po’ di fastidio sia per le attenzioni che riceve sia per un riconoscimento che, in fondo, le appare sicuramente convenzionale eppure non rifiutabile.
Della mostra, che sarà divisa in sezioni (Fashion/Anti-Fashion, Self/Other, Design/Non Design, Model/Multiple, Then/Now, High/Low, Object/Subject, Clothes/Non Clothes) avremo modo di prolungarci con un articolo dopo l’inaugurazione. Quello che interessa qui è segnalare il coraggio del MET ad analizzare l’esempio più controcorrente dell’attuale sistema della moda.Rei Kawakubo è un’atipica per eccellenza.

Il suo arrivo da Tokyo a Parigi alle fine degli Anni 70 provocò un ripensamento della moda europea. Con la sola collezione, la famosa Post-atomica, cancellò l’ancien régime che era al governo del sistema dal dopoguerra e tolse il tappo che permise la nascita della nuova generazione. Con il suo vocabolario scarno (spiega le collezioni con una sola parola: spazzatura, mostro, forma, volume) e i suoi concetti astrusi («voglio creare un anti-profumo che ha lo stesso odore di un raggio di sole che colpisce una lama di spada bagnata» mi disse durante un’intervista nel 1998) ha fondato un modello di business indipendente la cui risonanza internazionale è inversamente proporzionale al suo fatturato. Insomma, il MET, tempio in cui il sistema dominato dal gigantismo del business ogni anno celebra se stesso, mette in mostra l’esempio dell’antisistema. Kawakubo non soccomberà a questo «bacio della donna ragno» e l’augurio è che la mostra serva alla riflessione per un cambiamento di rotta perché il suo caso è la dimostrazione che esiste un’alternativa al modello dominante.

ManiFashion cambia giorno d’uscita, la troverete sempre ogni due settimane ma di mercoledì. Prossimo appuntamento il 29 marzo.