Un’altra interminabile giornata di riunioni tra Conte e i partiti di maggioranza partorisce l’ennesima mediazione. Il premier, restio anche solo a parlare di lockdown, alla fine ha parzialmente ceduto al pressing del Pd e del ministro della Salute Speranza: e così il piano per Natale non si limiterà a dei «ritocchi» alle norme già previste (come aveva annunciato martedì), ma conterrà un «rinforzo» delle chiusure «per non essere sopraffatti dalla terza ondata».

CONTE PER TUTTA LA GIORNATA ha tentato di evitare un lungo lockdown nazionale dal 24 dicembre al 6 gennaio, o addirittura dal 19, come hanno chiesto i ministri Speranza e Franceschini. Ma ci è riuscito solo in parte: l’Italia -secondo l’ultima proposta di mediazione dello stesso Conte che però non convince i rigoristi-sarà chiusa nei festivi e prefestivi dal 24 dicembre a domenica 3 gennaio, e dunque il 24, 25, 26, 27 e 31 dicembre, 1, 2 e 3 gennaio. Saranno certamente rossi il 25, 26, 27, 1 e 3 gennaio, mentre i prefestivi potrebbero essere arancioni.

Che significa? Che nei giorni rossi ci sarà il vero lockdown, con la possibilità di uscire di casa solo per ragioni di necessità, come in primavera. Nei giorni arancioni invece si potrà uscire liberamente, con il coprifuoco che resta alle 22, ma restando nel proprio Comune, con tutti i bar e i ristoranti chiusi, ma i negozi aperti. Ci si potrà muovere solo tra i Comuni più piccoli (è saltata l’indicazione prevista dal Pd della soglia di 10mila abitanti per una formula più generica) e solo nei giorni 25 e 26 dicembre e 1 gennaio, come prevede una mozione della maggioranza approvata ieri dal Senato.

UN PUZZLE DAVVERO COMPLESSO, e assai difficile da memorizzare per i cittadini. Frutto di una logorante mediazione durata dalle 2 del pomeriggio fino a tarda sera tra i rigoristi da una parte, Conte e i renziani a frenare e in mezzo il M5S. Il risultato si tradurrà in un nuovo Dpcm (o anche un decreto legge) atteso tra oggi e domani.

ALLA FINE IL PREMIER (consigliato dalla ministra degli Interni Lamorgese) ha ottenuto anche di non intervenire sul prossimo fine settimana, lasciando la chiusura degli spostamenti tra regioni al 21 dicembre. Dunque il previsto esodo natalizio, salvo sorprese dell’ultima ora, sarà consentito. Ma con ferrei controlli per evitare assembramenti nelle stazioni di treni e pullman, porti, aeroporti e anche nei luoghi dello shopping.

«Dovremo passare le vacanze con la mascherina e solo con le persone che frequentiamo abitualmente», sintetizza la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa (Pd). «Sarà un Natale poco allegro, ma più sereno perché i nostri cari sono in sicurezza. Tutti i Paesi europei stanno in questa situazione».

In mattinata Boccia e Speranza hanno incontrato i presidenti di regione. A sorpresa le chiusure hanno ottenuto il via libera, oltre che di Nicola Zingaretti, anche dei leghisti Luca Zaia («Se non chiude il governo lo faccio io in Veneto») e Massimiliano Fedriga (Friuli), e dei presidenti di Molise e Marche. No di Giovanni Toti (Liguria): «L’Italia si è data delle regole, stabilendo le zone di rischio coi i colori, e così si deve continuare, chiudendo solo dove è necessario. In Liguria i cittadini hanno fatto sacrifici per arrivare in zona gialla, non vedo perché imporre la zona rossa».

IL VERTICE ALLE 20 VIENE aggiornato a dopo cena, per attendere il rientro da Bruxelles della capodelegazione di Italia Viva Teresa Bellanova. Ma lei poi fa sapere che andrà solo oggi con Renzi al vertice con Conte sulla verifica di governo. Il premier, paradossalmente, contava proprio sul sostegno della ministra renziana per frenare le chiusure e lasciare qualche spiraglio per bar e ristoranti.

Salvini riunisce tutti i governatori leghisti dopo il via libera di Zaia alla zona rossa. Viene fuori «grande preoccupazione per le incertezze del governo» e per i ristori, e una lista di richieste: no al lockdown di due settimane, sì ai ricongiungimento familiari almeno a Natale, no a chiusure nel prossimo weekend.

IL BOLLETTINO DI IERI segnala 17.572 nuovi casi (con oltre 199mila tamponi) e un tasso di positività ancora in discesa all’8,8%, un dato che non si vedeva da ottobre. Altre 680 vittime, per un totale di 66.537. Più colpito è sempre il Veneto (+3.817 contagi), seguono Lombardia (+2.994), Puglia (+1.388) e Emilia-Romagna (+1.238). Migliora anche la situazione negli ospedali: -445 ricoveri nei reparti normali, -77 interapia intensiva. Nelle rianimazioni, dopo molte settimane si scende sotto quota 3mila con 2.926 letti occupati da malati Covid.