Trentaduemila domande in due settimane, di cui il 91 per cento da parte di colf e badanti. Le richieste di regolarizzazione sono ben lontane da quella quota 600mila che qualcuno – soprattutto a destra – vagheggiava per parlare di “rischio invasione”. Ma di sicuro si tratta di un numero deludente che si spiega da un lato con la difficoltà della procedura soprattutto per i braccianti che difficilmente trovano un imprenditore onesto disposto a pagare 500 euro per regolarizzarli o i documenti per dimostrare di essere in Italia dallo scorso anno.

Nelle prime due settimane dall’apertura della procedura telematica, lo scorso 1 giugno, sono arrivate al Viminale quasi 32mila domande di emersione: 23.950 già perfezionate e 7.762 in corso di lavorazione. Sebbene, segnala il ministero, il dato «è in costante crescita», il governo ieri ha comunque annunciato di voler prorogare di un mese – dal 15 luglio al 15 agosto – la scadenza della presentazioni della domande con un apposito articolo nel decreto sulla Cassa integrazione.

«La proroga di un mese è una opportunità da cogliere e valorizzare, è una prima risposta alle nostre richieste, poiché ritenevamo la finestra fino al 15 luglio troppo stretta per consentire un’ampia convergenza sul provvedimento, considerando anche la diffusione di interpretazioni avvilenti su alcuni passaggi delle modalità di accesso alla regolarizzazione», commenta Jean-René Bilongo del dipartimento politiche migratorie e inclusione della Flai-Cgil. «Noi abbiamo istituito anche un Numero Verde 800171100 con l’obiettivo di una più ampia platea di beneficiari».

Come detto, le richieste finora sono per la stragrande maggioranza da parte di colf e badanti, che rappresentano il 91% delle domande già perfezionate (21.695) e il 76% di quella in lavorazione (5.906). Il collaboratore familiare è la categoria più gettonata (16.469 domande), segue l’assistente alla persona non autosufficiente (4.960) ed il lavoratore agricolo (2.233). Per quanto riguarda colf e badanti, le maggiori richieste sono arrivate dalla Lombardia (7.951), seguita da Campania (2.716) e Lazio (2.230). Per il lavoro agricolo, la Campania è invece al primo posto (554), seguita dalla Sicilia (448) e dal Lazio (408). Nella distribuzione delle richieste per paese di provenienza del lavoratore, ai primi posti risultano il Marocco, l’Egitto e il Bangladesh per il lavoro domestico e di assistenza alla persona; l’India, l’Albania e il Marocco per l’agricoltura e l’allevamento. Su 23.950 datori di lavoro che hanno perfezionato la domanda di regolarizzazione, 17.294 sono italiani (il 72% del totale). In queste due settimane sono 1.208 le richieste di permesso di soggiorno temporaneo presentate agli sportelli postali da cittadini stranieri.

Per accedere alla procedura il datore di lavoro deve prima versare un contributo forfettario di 500 euro. Nel caso di dichiarazione di sussistenza di un rapporto di lavoro irregolare, deve aggiungere il pagamento delle somme dovute a titolo retributivo, contributivo e fiscale. Soddisfatta dei dati la ministra delle Politiche agricole, Teresa Bellanova: «24mila donne e uomini, fino a ieri invisibili, avranno diritto al permesso di soggiorno e di lavoro», osserva. «Chi afferma che la norma non serve – aggiunge la ministra – vuol dire che non ha mai visto cos’è un ghetto».