Continua la saga Cummings, apposito diversivo della fallimentare risposta alla pandemia Covid-19 in una Gran Bretagna decisa a demolire ogni macabro record europeo, con finora 37.048 vittime. Dopo aver tenuto lunedì una conferenza stampa a Downing Street come se fosse casa sua, per di più in maniche di camicia forse per confermare la sua vocazione anti-casta (dov’è finita l’Inghilterra di Savile Row signora mia), Dominic Cummings, ha risposto arrogante e a muso duro all’opinione pubblica di un paese protestante che ama la pubblica attrizione più di ogni altra cosa. Non chiedetemi di chiedere scusa, non c’è nulla di cui debba pentirmi, andate al diavolo ne è una più che esauriente stenografia. L’uscita ha suscitato un’onda anomala di sdegno bipartisan: a parte l’ectoplasmico neoleader labour Starmer, dall’opposizione sussurrante, anche fra i tories, come l’imberbe ministro Douglas Ross (sottosegretario britannico per la Scozia), che ha dato le dimissioni. Vogliono che “Dominic” se ne vada, che le dia anche lui. E lo vuole anche l’opinione pubblica a stragrande maggioranza, almeno secondo i sondaggi.

Com’è noto, il consigliere particolare del premier, stratega della comunicazione brexittiera e artefice del leggendario slogan Take back control (che alla luce della risposta epidemiologica del governo non è mai suonato altrettanto parodistico), ha violato con moglie – anch’ella infettata – e il figlio piccolo il lockdown per recarsi dai genitori a Durham, quattrocento chilometri a Nord. Com’era lecito attendersi, la cosa non è stata presa benissimo da molti dei suoi concittadini che camminano sul precipizio della malattia mentale dopo esser stati tappati in casa da marzo.

Dal canto suo, l’imbelle – c’è chi mormora che non sia più lo stesso, provateci voi anche solo a gestire una bocciofila dopo un simile struscio con il tristo mietitore, figuriamoci un paese – Johnson ha tenuto a sua volta un’altra conferenza stampa per ribadire la sua piena fiducia nei confronti di Cummings, assestando una vigorosa legnata al proprio indice di gradimento, invero già malconcio. Sì perché, ora che il momento Dunkirk-di-lotta-contro-l’invasore-virale si è sgonfiato, gli Spitfire sono tornati negli hangar e lui è tornato alla vita oltre che alla paternità, comincia a trasparire l’incompetenza dei test mancati, delle case di riposo trasformate in cimiteri e dei pastrocchi nell’approvvigionamento del materiale sanitario, l’astro Johnson è pronto per la fase senescente.

Resta il mistero di tanto attaccamento del Pm a questo masaniello dei ricchi (fa tanto l’anticasta con un aristo-suocero con il castello in Northumberland e la moglie allo Spectator): forse non è tanto dovuto al fatto che presumibilmente lo ha contagiato lui stesso quando ancora si vantava di stringere la mani a tutti, quanto una chiara debolezza politica se non forse addirittura emotiva. Lo dimostra anche solo il fatto che Cummings sia diventato lui una storia quando il suo lavoro sarebbe istruire il suo cliente su quelle di cui è meglio parlare.