«Riaprire comporterà inevitabilmente più infezioni e, purtroppo, più ricoveri in ospedale e più morti, la gente deve saperlo». L’Inghilterra si è appena risvegliata con l’hangover, comprensibile dopo la prima euforica notte con pub e ristoranti finalmente aperti, almeno quelli con i tavoli in strada, sopravvissuti alla chiusura forzata di oltre tre mesi, e già il primo ministro britannico Boris Johnson invita alla cautela confermando il percorso di uscita graduale dal lockdown mentre la campagna vaccinazioni corre.

Il Regno Unito ha toccato il tetto dei 40 milioni di vaccini somministrati (si tratta di Pfizer e AstraZeneca): oltre il 60% della popolazione, corrispondente a più di 32 milioni di persone su 66 milioni, ha ricevuto una prima dose e più di 7 milioni, circa il 15% dei cittadini, anche una seconda. Mentre Johnson annuncia il raggiungimento in anticipo di 3 giorni d’un altro traguardo: l’offerta della prima dose a tutti gli ultracinquantenni residenti nel Paese e a tutti i gruppi fragili o esposti (anche se il Guardian, denuncia alcuni casi di persone vulnerabili non raggiunte) promessa per il 15 aprile.

E ora in Inghilterra tocca alla fascia compresa tra 45 e 49 anni, con la possibilità da ieri di prenotarsi sul sito del servizio sanitario (Nhs) senza nemmeno attendere la convocazione. Il governo insiste che a tutti gli adulti verrà offerta la prima dose – in ordine di età decrescente – entro la fine di luglio, nonostante i problemi con il vaccino AstraZeneca.

Come molti altri paesi, anche la Gran Bretagna sta ricevendo meno dosi di quanto sperava, in parte a seguito della decisione dell’India di interrompere le esportazioni del vaccino di Oxford dal suo Serum Institute.