In Gran Bretagna si delinea minaccioso il profilo dell’autunno Covid. La macchina dei contagi sta lentamente riprendendo velocità con la quantità R – il fattore riproduttivo che indica a quante persone un soggetto infetto trasmetta il virus – innalzatasi tra 1 e 1.2, come annunciato dal comitato scientifico Sage, consulente del governo.

È la prima volta che succede dallo scorso mese di marzo: secondo uno studio condotto su un migliaio di persone, in Inghilterra i contagi stanno raddoppiando ogni 7/8 giorni. Gli aumenti si fanno registrare soprattutto al nord e tra i soggetti giovani di età compresa fra i 17 e i 34 anni; tanto che dopo essersi piazzata dietro altre città del Nord di media grandezza come Bolton e Sunderland, la città di Birmingham (un milione e 14mila abitanti) ha reintrodotto un lockdown pesante, la prima di una certa rilevanza a fare una cosa simile dal picco primaverile.

Secondo il direttore dell’ospedale cittadino, a Birmingham il virus avrebbe preso una piega «esponenziale»: con oltre 850 persone ammalatesi la scorsa settimana, la percentuale di quelli che contraggono il Covid-19 è di 84.4 ogni 100mila. Sono in aumento sia i ricoveri in ospedale, sia i casi negli ospizi. E si sono osservati aumenti di casi conclamati anche nella zona di Liverpool e a Leeds, dove però non misure simili non sono state annunciate.

I contagi sarebbero da attribuirsi a frequentazioni interfamiliari e non a ritorni dalle vacanze, sommate a negligenze da parte dei locali pubblici a applicare le regole di tracciamento.
Lunedì entreranno dunque in vigore in Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord nuove leggi miranti a contenere i contagi, con in prima fila la cosiddetta «rule of six» che, come dice il nome, vieta gli assembramenti superiori a sei persone. A partire da martedì, sempre a Birmingham, nessuno potrà incontrare chicchessia al di fuori del proprio nucleo familiare (misure estese anche alle cittadine di Sandwell e Solihull), a meno che non appartengano alla relativa support bubble, la cosiddetta «bolla» di persone autorizzate perché dedite all’assistenza.

Le autorità si premurano di sottolineare come si tratti di misure riguardanti le sole famiglie e non il posto di lavoro, le scuole e i mezzi di trasporto pubblico. Ma la ricaduta sul morale già provato e malconcio delle persone è inevitabile: questa vita mascherinata, cronometrata, tracciata e sotto microscopio sta ormai prosciugando le riserve di pubblica filantropia.

Secondo un sondaggio dell’agenzia Demos, condotto su 10mila persone e pubblicato dal Guardian, il 60 per cento di chi indossa una maschera ha un «atteggiamento assai negativo» nei confronti di chi non la indossa, mentre quasi il 70 per cento di quelli che non hanno violato le regole del lockdown nutrono «opinioni assai critiche» nei confronti di chi le ha violate. Insomma, i ligi alle regole ne detestano, classicamente, i trasgressori e la frattura risulta più profonda del precedente solco che Brexit ha scavato nella società civile fra leavers e remainers. A conferma di quanto la forza centrifuga che attraversa il paese abbia ormai un carattere sia sociopolitico che sociosanitario.