Siamo a quota trentanove vittime, l’aumento maggiore in una singola giornata per un totale di 177. I casi confermati a ieri erano 3,269, ma sono cifre in continuo, lugubre aumento. Johnson si è presentato alla conferenza stampa di ieri nuovamente affiancato dal ministro delle finanze Rishi Sunak e dalla dottoressa Jenny Harries, vice di Chris Witty, la massima carica medica inglese. E finalmente la riluttanza iniziale di questo governo a seguire l’esempio – pagato a caro prezzo – da altri paesi, Italia in primis, è stata gettata fuoribordo. Ieri è stato l’ultimo giorno di scuola per milioni di alunni, per alcuni saltano i Gcse, l’equivalente della nostra maturità.

A scuola continueranno ad andare i figli di chi lavora in ospedale o in altri settori vitali per l’assistenza sanitaria. Sempre da ieri sera restano finalmente chiusi i ristoranti, i caffè, i bar, i centri sportivi, i cinema, i teatri e le discoteche. I trasporti restano in funzione, anche se a Londra la metropolitana è stata ridotta abbastanza sostanzialmente. C’è un diffuso problema di accaparramento, la gente nel panico pialla gli scaffali dei supermercati e chi esce la sera dal lavoro in ospedale o da scuola non trova niente per sé e le proprie famiglie.

Appare ormai più che probabile che il distanziamento sociale, finora prescritto dal governo per un massimo di dodici settimane per i soggetti più a rischio, resterà in vigore almeno un anno, oscillando, secondo le necessità, tra misure più o meno rigide: le prime riguardano tutti e comprendono la chiusura delle scuole, le seconde i casi di individui singoli o intere famiglie.

Fondamentali le misure finalmente annunciate da Sunak per proteggere il lavoro dipendente e freelance. Dopo il megapacchetto di sostegno alle imprese squadernato martedì, è finalmente venuto il turno del lavoro. In un exploit iper-keynesiano lo stato pagherà per la prima volta nella storia del paese gli stipendi per proteggere l’occupazione e limitare/revocare i licenziamenti. I datori di lavoro percepiranno un contributo da Hrmc, l’equivalente dell’italiana agenzia delle entrate, per riassumere chi ha perso il lavoro. Si tratta di circa 2.500 sterline al mese per lavoratore, e dovrebbe coprire almeno l’80% della forza lavoro totale. Questa cifra minima potrà essere integrata – a piacimento – dal datore di lavoro. I freelance potranno richiedere invece il sussidio Universal Credit, aumentato di mille sterline per chi già ne usufruisce, almeno quattro milioni di famiglie, grazie a un’iniezione di sei miliardi di sterline. Il provvedimento è retrodatato e partirà dall’inizio di marzo.

L’emergenza pandemica ha sbriciolato l’aplomb liberale ostentato inizialmente dal governo. È l’auspicata fine del nudging, delle spintarelle ai docili greggi che nella terra di Bentham e Mill sono state preferite fino all’ultimo al “dirigismo autoritario” di marca continentale. C’è da augurarsi che non siano misure, soprattutto quelle sanitarie, troppo tardive.