L’albanese Dimither Anagnosti, l’algerino Merzak Allouache, l’argentino Manuel Antín, il brasiliano Arnaldo Jabor, il bulgaro Metodi Andonov, l’egiziano Ahmed Badrakhan, l’estone Dimitri Kirsanoff, l’etiope Nikos Papatakis, il filippino Mario O’Hara, il giapponese Noriaki Yuasa, il greco Omiros Efstratiadis, l’ungherese Gyula Macskássy, il russo Vadim Abdrašitov. Sono registi che anche al semplice appassionato e al cinefilo più incallito dicono poco o niente e sono solo alcuni dei 2000 censiti e schedati in “Registi del mondo” (pp. 1254, euro 99). Un volume unico frutto di un lavoro maniacale di anni fatto dal pescarese Pino Bruni che va a colmare una lacuna importante nel panorama dell’editoria cinematografica non solo italiana e solo un editore come Gremese che proprio dei dizionari di registi, attori, film e altro ha fatto uno dei cavalli di battaglia nel corso della sua trentennale attività, poteva credere in un progetto titanico. Bruni, critico, studioso e operatore culturale che vive a Pescara, ha affrontato il mare magnum di un cinema sommerso con lo spirito di abnegazione del cinefilo di provincia d’altri tempi tra la talpa e l’archeologo. Come scrive nella prefazione Tatti Sanguineti con la sua inconfondibile ironia “Un libro così o ci si mette in dieci a fabbricarlo, o lo scrive solo un pazzo o solo Jean Luc Godard. Pino Bruni è solo, non è pazzo, non vive in Svizzera”. Il risultato è un libro di oltre 1200 pagine (ma è disponibile anche in versione e-book al prezzo di 40 euro) che informa e fa scoprire come recita il sottotitolo “2000 cineasti elitari, mestieranti, misconosciuti, oscuri, riscoperti, da (ri)scoprire, esotici, sommersi, dimenticati… e qualche rivalutato”. La novità di questo dizionario rispetto ad altri usciti in precedenza è che senza gerarchie di valore dei cineasti e con l’attenzione e lo spazio delle biografie artistiche riservati di solito ai grandi vengono censiti registi della cosiddetta serie B e anche oltre di più di 60 paesi (dall’Albania al Venezuela) dall’epoca del muto fino agli anni ’70. Registi che non sono mai approdati alla notorietà internazionale per motivi di censura, di mercato, o anche di talento, vengono schedati in dettagliate note bio-artistiche che ne riportano percorso professionale e titoli (ciascuno di questi sistematicamente accompagnato da un accenno di trama). Dunque un’occasione per conoscere nomi e produzioni “minori” della cinematografia internazionale, opere spesso inedite nel nostro Paese, talvolta marginalmente distribuite ma meritevoli di una riscoperta, oppure semplicemente portatrici di qualche curiosità filmica, artigiani, semplici mestieranti, artefici di prodotti d’imitazione e anche molti misconosciuti innovatori. Bruni si è sobbarcato un enorme lavoro di raccolta e selezione dei dati dalle fonti più disparate (addirittura migliaia tra siti web e repertori cartacei). Scrive l’autore nell’introduzione : “Questo non è un libro di rivalutazione critica, come ce ne sono tanti, e anche autorevoli, ma solo un libro telescopio che, al posto di soffermarsi sulle note stelle registiche del cinema, cerca di scrutare meglio quelli che sono, nella maggior parte dei casi, pianetini o asteroidi (ma anche oscure nane bianche) del cinema di cui, spesso, si sa troppo poco e che, pur brillando di luce troppo fioca nelle profondità della galassia cinema, esistono ed è opportuno mapparli e conoscerli più a fondo anche perché prodighi di sorprese”.