Spostamenti tra regioni vietati fino al 27 marzo: a stabilirlo il decreto legge varato dal governo Draghi ieri mattina. La norma contiene un’ulteriore stretta: niente visite a parenti e amici per chi si trova in zona rossa «in considerazione della situazione epidemiologica». Resta in vigore la possibilità di spostarsi per esigenze lavorative, necessità o motivi salute e il rientro alla propria residenza, domicilio o abitazione. Visite ad amici e parenti restano consentite in zona gialla all’interno della stessa regione e in zona arancione all’interno dello stesso comune, fino a un massimo di due persone, che possono portare i figli minori di 14 anni e le persone conviventi non autosufficienti. Se la zona rossa è stata inasprita, lo stop alla mobilità non è stato esteso fino a Pasqua, come pure si era ipotizzato.

IN CONSIGLIO DEI MINISTRI si sono ritrovate le varie anime della maggioranza: il ministro della Salute, Speranza, ha difeso la linea del rigore; il dem Andrea Orlano, neo ministro del Lavoro, si è schierato con il sistema dei colori; Mariastella Gelmini, forzista agli Affari regionali, ha portato in Cdm le richieste delle regioni a partire dagli indennizzi automatici anche in caso di misure restrittive locali. Renato Brunetta ha difeso la linea dei lockdown circoscritti. Forza Italia cerca di cavalcare le richieste dei governatori e delle imprese, per non lasciarli alla Lega, ma provando a non scoprirsi sul fronte della prudenza.

La linea Draghi si chiarirà nei prossimi giorni poiché il 5 marzo scadono le misure decise dall’ultimo dpcm del Conte 2. Ieri il premier ha chiamato Angela Merkel, oggetto: produzione e distribuzione dei vaccini in vista del vertice di giovedì e venerdì. Le regioni hanno presentato una lista all’esecutivo: farsi sentire in Ue per avere più vaccini ma, soprattutto, per avviare linee di produzione in Italia; comunicare i provvedimenti in anticipo; «una revisione dei parametri e del sistema delle zone nel senso della semplificazione»; rivalutare la lista delle attività che possono agevolare il contagio, prevedendo indennizzi, ma anche valutare le riaperture dove possibile con protocolli aggiornati; indennizzi per le chiusure decise dalle regioni coinvolgendo nella Cabina di regia anche il Mes e il Mise.

STEFANO BONACCINI (presidente della Conferenza delle regioni) ieri ha commentato: «C’è l’esigenza di due incontri urgenti fra esecutivo e governatori. Il primo a brevissimo termine sui contenuti che dovrà avere il prossimo dpcm sull’emergenza Covid-19. Il secondo sul Piano nazionale di ripresa e resilienza». E ancora: «Al governo chiediamo che non arrivino più provvedimenti comunicati poche ore prima e di rivedere i 21 parametri che determinano lo spostamento tra le fasce colorate. Sui vaccini ci vuole un cambio di passo». Intanto il governatore della Liguria, Giovanni Toti, ha istituito la zona «semi rossa», in previsione del festival della Canzone, da domani al 5 marzo sul territorio di Sanremo e Ventimiglia.

MATTEO SALVINI, in maggioranza ma senza ruoli di governo, ieri ha incontrato in Senato i ristoratori della sigla «Io apro» e ha continuato ad attaccare: «Il lockdown nazionale non ha senso, si deve intervenire su zone a livello comunale o provinciale. I sindaci chiedono la riapertura dei ristoranti la sera. Palestre, teatri, cinema, piscine, molti sono pronti a riaprire. Non chiediamo nulla nell’immediato al presidente Draghi sul Cts o su Arcuri ma è evidente che occorra un cambio di passo».

IL CTS È NEL MIRINO. Ieri il presidente, Agostino Miozzo, è stato convocato da Speranza e Gelmini a margine del Cdm. La situazione è tesa, il centrodestra chiede un ridimensionamento della struttura con un unico portavoce che si limiti a comunicazioni essenziali, dall’interno ieri la replica: «Difficile che si possa procedere con un portavoce, le componenti sono diverse e incontrollabili». Miozzo ha spiegato: «Il sistema dei colori ha funzionato ma la decisione è politica. Si possono fare una serie di valutazioni, anticipare i dati, cambiare i parametri. Comunicare con largo anticipo? dipende dal momento in cui ci arriveranno le richieste e dalle regioni. Ci è stata chiesta una moderazione nella esternazione delle nostre comunicazioni. Ho offerto le mie dimissioni ma poi sono stato chiamato alla prima riunione e sono qui».

I MINISTRI LEGHISTI, intanto, si muovo. Massimo Garavaglia ha convocato per domani gli assessori regionali al Turismo. Giovedì Giancarlo Giorgetti incontrerà al Mise Farmindustria per ragionale sulla produzione dei vaccini. La notizia è stata spoilerata da Salvini, che cerca di occupare la scena. «Stiamo facendo una ricognizione per capire se in Italia sono già presenti aziende in grado di aiutare: con i bioreattori, l’infialamento o altro. Speriamo per giovedì di avere i nomi e un piano. Per preparare la produzione nel momento in cui il bioreattore è pronto servono 4, 6 mesi ma si può arrivare a un anno. Poi servono le autorizzazioni degli enti regolatori» ha spiegato Massimo Scaccabarozzi, presidente Farmindustria. Giorgetti in mattinata parteciperà al Consiglio Informale Ue: il commissario Thierry Breton illustrerà le linee per la costituzione di una Task Force per la produzione dei vaccini.