Quarta ondata, l’Austria ha varato lunedì il lockdown per i non vaccinati. Alcuni laender tedeschi si stanno muovendo sulla stessa linea: accesso a ristoranti, bar, cinema, luoghi ed eventi pubblici solo per chi è vaccinato o guarito dal Covid, escludendo quindi chi ha fatto il tampone. In Spagna si ragiona dell’introduzione del pass vaccinale nei territori dove la curva sta crescendo. Con il peggioramento dei dati anche in Italia, gli enti locali cercano di correre ai ripari.

«Domani discuteremo in Conferenza regioni eventuali misure restrittive – ha spiegato il presidente della Conferenza e governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga -. Se un territorio dovesse passare di colore, i vaccinati avranno maggiore libertà rispetto ai non vaccinati». Proprio la regione di Fedriga è in difficoltà, a un passo dalla zona gialla: «La campagna vaccinale degli over 11 è di poco inferiore al livello nazionale ma il 18% di non vaccinati comporta il 70% di ospedalizzati – ha spiegato -. Va poi considerato che il 30% degli ospedalizzati vaccinati sono per lo più anziani o immuni depressi».

GIOVANNI TOTI, presidente della Liguria: «Deve essere chiaro a tutti che chiederemo come regioni che le misure restrittive legate alle fasce di colore, se devono valere per qualcuno, valgano per le persone che non hanno fatto il vaccino. Non vorrei riparlare di chiusure, ma se qualcuno deve essere convinto sono coloro che non si sono vaccinati». È la lunghezza d’onda su cui sono settati tutti i presidenti del Nord, quelli più preoccupati dai nuovi contagi in arrivo da est e centro Europa. «Non possiamo pensare a restrizioni per i cittadini che hanno dimostrato fiducia, consapevolezza e senso del bene comune – ha ribadito il lombardo Attilio Fontana -. Oltre 8 milioni da noi hanno aderito alla vaccinazione con senso di responsabilità». E il piemontese Alberto Cirio: «Se ci dovessero essere nuove restrizioni non potranno essere pagate da coloro che si sono vaccinati, sarebbe un’ingiustizia». Stessa posizione dal calabrese Roberto Occhiuto e del toscano Eugenio Giani.

MATTEO RENZI, fiutando l’aria, si è allineato alle posizioni dei presidenti di regione: «Mi piacerebbe che l’Italia adottasse le stesse misure dell’Austria». Dal Pd è intervenuto il senatore Dario Stefàno: «È il momento di norme più restrittive per i No vax». Dal fronte 5S, Giuseppe Conte ha messo paletti a possibili chiusure: «Il green pass ci consente di affrontare con prudenza la quarta ondata, sono contrario a ulteriori strette. Certo, se fosse proprio necessario, ma credo che possiamo affrontare più serenamente di altri paesi questo passaggio».

DOPO LE DICHIARAZIONI dei presidenti di regione, il governo nel pomeriggio ha deciso di intervenire facendo arrivare alla stampa la posizione al momento: «Non ci sono le premesse numeriche per fare come l’Austria». I transalpini, è il ragionamento, hanno poco meno di 10 milioni di abitanti e viaggiano sui 12mila casi al giorno: «È come se noi viaggiassimo su 72mila nuovi contagi nelle 24 ore» è il ragionamento. Lunedì in Italia i nuovi casi sono stati 5.144, con picchi la settimana scorsa di 8.500 positivi. La pressione su area medica è terapie intensive, viene ribadito, «è un po’ più alta in Veneto, Friuli Venezia Giulia e Bolzano ma non sta schizzando verso l’alto. Resta fermo, poi, il sistema a colori. Le zone gialle, arancioni o rosse scattano in base agli indicatori ospedalieri e sono quelli che hanno chiesto le regioni». Ma il ministro Patuanelli ammette: «L’esenzione dalle restrizioni per i vaccinati è una delle ipotesi su cui si lavora».

MATTEO SALVINI in mattinata aveva assunto il piglio battagliero di quando si sentiva in crescita nei sondaggi: «Mi rifiuto di pensare a nuove limitazioni e lockdown. Abbiamo tra le regole più restrittive al mondo. Basta terrorizzare gli italiani». Nel pomeriggio ha cambiato tono, affidandosi alla formula “fonti della Lega”: «Salvini condivide la linea del governo: l’Italia non ha i numeri dell’Austria, il sistema sanitario regge, la durata del green pass non cambia».