Valutare, in caso di miglioramento dei dati epidemiologici, la riapertura subito dopo il 20 aprile delle attività commerciali ora chiuse: è la posizione che le regioni ribadiranno giovedì al tavolo con il governo. «Bisogna cambiare l’approccio sulle misure perché funzionano poco – ha spiegato il governatore del Friuli, Fedriga -. È più sicuro andare a pranzo in un ristorante all’aperto con distanziamento o a casa di amici?». Nessuna Cabina di regia per adesso, fanno sapere dal governo: «Sulla base dei dati elaborati settimanalmente dall’Iss verrà valutata la situazione sulla diffusione del contagio, sulle misure e i tempi necessari». Che si traduce in nessuna trattativa politica ma scelte fatte con la curva pandemica alla mano.

LE POSIZIONI IN CAMPO restano le stesse: Pd, 5S e Leu schierati sulla linea della prudenza, soprattutto adesso che la variante inglese non viene contenuta dalle misure da zona gialla; Lega, Fi e Iv con i governatori di centrodestra favorevoli a dare il via libera alle attività finora compresse come bar, ristoranti, parrucchieri, musei e, da maggio, le palestre. «Ragioniamo su interventi mirati e il governo dia indicazioni chiare sul nuovo scostamento di bilancio, almeno 20 miliardi» la posizione del capogruppo Fi alla Camera, Roberto Occhiuto. Salvini vorrebbe un faccia a faccia con Draghi, intanto attacca il ministro Speranza: «Riaprire le attività fin da aprile, ovunque i dati medici lo permettano. Ascoltiamo la scienza, non l’ideologia che vede solo rosso». La replica è arrivata dal capogruppo di Leu alla Camera, Federico Fornaro: «Non esiste un’ideologia delle chiusure. I tweet salviani hanno francamente stufato gli italiani».

PER PIANIFICARE le riaperture è necessario spingere sulle vaccinazioni. Ieri alle 15 erano 11.156.326 le dosi somministrate, il 78,9% della fornitura pari a 14.136.480 dosi (8.709.480 Pfizer Biontech; 1.328.200 Moderna; 4.098.800 Astrazeneca). Il piano originario prevedeva uno stock di 28 milioni di dosi, poi sono arrivati i tagli (Astrazeneca ha consegnato un quarto di quanto stabilito) e la stima è stata rivista a 15,69 entro il 31 marzo, soglia non raggiunta. L’accelerata annunciata ad aprile potrebbe slittare a maggio. «Abbiamo ricevuto – ha spiegato il sottosegretario alla Difesa, Mulè – 2,8 milioni di dosi nel weekend di Pasqua. Il cambio di passo ci sarà nel secondo trimestre per arrivare a 500mila vaccinazioni al giorno». Entro il 30 giugno si attendono 52,48 milioni di dosi: il totale comprende anche 7,31 milioni di dosi Curevac che però non ha ancora l’autorizzazione dell’Ema e 7,31 di Johnson & Johnson, che l’autorizzazione ce l’ha ma inizia adesso a fornire i sieri.

AD APRILE è prevista la consegna in Italia di 8 milioni di dosi, 400mila saranno del monodose J&J. Non sono abbastanza per raggiungere le 500mila somministrazioni al giorno entro il 20 aprile, come prevede la tabella del commissario Figliuolo. Se il personale sanitario è stato quasi tutto immunizzato, quello scolastico è al 68%. Sui 4.613.898 anziani over 80 ieri alle 15 risultavano aver avuto almeno una dose in 3.818.771. Solo 963.930 persone tra 70 e 79 anni (su 6.055.926) ha avuto la prima iniezione. Eppure la ministra Lamorgese ha precisato: «Tra maggio e giugno dovremmo iniziare a vaccinare anche i più giovani».

IN ZONA ARANCIONE da oggi Abruzzo, Basilicata, Lazio, Liguria, Marche, Molise, Sardegna, Sicilia, Umbria, Trentino Alto Adige, Veneto, Bolzano e Trento; le altre 9 regioni restano in rosso. Sono stati 10.680 i nuovi casi Covid registrati ieri su 102.795 test (un numero molto basso che risente delle festività), l’indice di positività è quindi salito al 10,4%. I decessi sono stati 296. Il numero di ricoverati nei reparti ordinari sale di 353 unità, portando il totale a 28.785; nelle terapie intensive sono ricoverati in 3.737, con un incremento d 192 unità. In isolamento domiciliare 537.574 persone. Prorogate al 30 aprile le misure che regolano l’ingresso in Italia (con la quarantena di 5 giorni e tampone obbligatorio) per chi è stato nei paesi Ue.

SI TORNA IN CLASSE da domani anche in zona rossa fino alla prima media. Il governatore pugliese Emiliano, vista la presenza in regione della variante inglese al 92,9% (solo la Valle d’Aosta ha un valore più alto) domenica sera ha firmato un’ordinanza con cui riconosce alle famiglie la possibilità di chiedere la didattica digitale integrale sino al 30 aprile. «Emiliano sta facendo passare il messaggio che le scuole non sono sicure. In questo modo si contribuisce a diffondere il panico e a generare confusione», l’attacco della parlamentare azzurra Licia Ronzulli. In Sicilia, il sindaco di Caltanissetta Roberto Gambino ieri ha annunciato: «Ho firmato un’ordinanza che chiude la didattica in presenza di tutte le scuole di ogni ordine e grado fino al 14 aprile. Ho applicato la facoltà di deroga concessa dal dl per l’alto numero di contagi in città, la variante inglese è all’80% e ci sono focolai nelle scuole».