Pace fatta tra il premier Draghi e le regioni. L’appuntamento di ieri pomeriggio era stato organizzato per questo, per stemperare le parole pronunciate alle Camere con cui aveva messo sotto accusa i governatori sulla campagna vaccinale. Tensioni sopite ma non sparite: il decreto legge con le misure anti Covid, in arrivo domani, confermerà le attuali restrizioni (tranne il ritorno tra i banchi anche in zona rossa fino alla prima media) scontentando i territori e, in particolare, la Lega con i suoi governatori.

AL TAVOLO c’erano i ministri Mariastella Gelmini e Roberto Speranza, il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio, il commissario straordinario Francesco Figliuolo e i presidenti di regioni in collegamento. «Remiamo tutti nella stessa direzione – ha esordito il premier -. Il piano vaccini viene affinato passo dopo passo senza polemiche, lavorando tutti insieme». Le richieste pressanti di Salvini le ha accolte spostandole più in là nel tempo: «È necessario ridare speranza programmando le riaperture da ora per quando sarà possibile. C’è il comune impegno ad assicurare la salute e la ripresa economica».

Sulle immunizzazioni grande ottimismo: «L’obiettivo di 500mila vaccini al giorno non è lontano. L’Ue ha assicurato che le dosi dovrebbero essere sufficienti per l’immunità entro luglio in tutta Europa». E sull’accusa di non aver inviato medici e infermieri: «Lo stato farà di tutto per rispondere alle esigenze delle regioni, anche rispetto alle carenze di personale». Draghi è rimasto ad ascoltare la replica del presidente della Conferenza delle regioni e del suo vice (Stefano Bonaccini e Giovanni Toti) e poi è andato via, la discussione andasse avanti senza di lui.

AI DUE GOVERNATORI il compito di confermare la distensione dei rapporti: «Basta con la retorica del governo contro le regioni e viceversa». Ma hanno sottolineato che nei primi mesi i territori sono rimasti da soli a reggere il peso, investiti per primi e poi mollati sul caso Astrazeneca. Una gestione meno burocratica e una programmazione più certa le richieste. Sulle riaperture, il governo ha aggiornato il tavolo al 6 aprile per valutare i dati e ridiscutere le restrizioni, iniziare a programmare fiere e matrimoni sottolineano le regioni. Pd, M5s e Leu restano sulla linea del rigore: con 3.721 letti in rianimazione occupati non si può allentare.

LA LEGA PERÒ SCALPITA. Salvini ha fatto precedere l’appuntamento da una videoconferenza con i governatori del Carroccio: «Tenere tutto chiuso indipendentemente dai dati sanitari è impensabile, assurdo vietare gli spostamenti in Italia e consentire vacanze all’estero». La linea leghista è stata riportata al tavolo di confronto punto per punto (con l’appoggio anche dei presidenti di Fi e FdI): ripristino delle zone gialle nel dl; eliminare la soglia dei 250 casi su 100mila abitanti per far scattare le restrizioni; indicazioni scientifiche sul rischio di alcune riaperture come quelle di teatri o ristoranti.

Nessun governatore ha attaccato il collega campano De Luca (che ha siglato un pre accordo per rifornirsi del vaccino Sputnik) ma Speranza ha bocciato l’iniziativa, gli acquisti li fa l’Ue. È già partita la competizione tra territori per conquistare turisti appena le restrizioni saranno allentate. Serve però vaccinare il comparto. Finora la distribuzione delle dosi non ha seguito la percentuale di popolazione residente, la Campania è stata la regione più penalizzata. Si attende aprile per capire se ci sarà un riequilibrio. Intanto De Luca promette un secondo strappo: «Abbiamo deciso di dare priorità alla vaccinazione degli operatori turistici, avendo come obiettivo esigenze sanitarie e rilancio dell’economia».

LE FORNITURE aumenteranno comunque in tutta Italia. Il 16 aprile dovrebbero arrivare le prime fiale del vaccino monodose J&J (7.307.292 dosi entro giugno). Ieri il ministero ha firmato l’accordo quadro con i farmacisti, tocca adesso a ogni regione ratificare l’atto: potranno somministrare i sieri ma non a chi è fragile; percorsi differenziati, un addetto al primo soccorso presente, 6 euro il compenso a somministrazione salvo accordi con le Asl. Sono stati 12.916 i nuovi casi Covid ieri in Italia su 156.692 test, il tasso di positività è salito all’8,2%. I decessi 417. In crescita i ricoveri: più 42 in terapia intensiva, 3.721 in tutto; più 462 nei reparti ordinari, 29.163 in totale. La regione con più casi giornalieri è stata l’Emilia Romagna (2.011), seguita da Lombardia (1.793), Piemonte (1.504).

IL CDM domani dovrebbe approvare il dl Covid confermando le restrizioni in vigore. «Fino al 15, 20 aprile ci vorrà molta attenzione – ha spiegato Gelmini – ma, se i numeri migliorano, all’interno del dl servirebbe un automatismo per prevedere aperture mirate senza bisogno di un nuovo provvedimento». Nel testo ci sarà l’obbligo di vaccinarsi per i sanitari a contatto con il pubblico e lo scudo penale per chi somministra le dosi, limitando la punibilità ai casi di colpa grave. Si ragionerà poi sugli spostamenti, consentiti all’estero ma limitati all’interno del paese.