Sui parametri per valutare le zone a rischio si va verso un compromesso all’italiana tra i ministri Francesco Boccia e Roberto Speranza e i presidenti delle regioni che vorrebbero passare da 21 a 5 indicatori di rischio.

Dopo una lunga riunione, ieri si è deciso che ci sarà un tavolo con i tecnici di entrambe le parti (e dell’istituto superiore di sanità) per «valutare prima del prossimo Dpcm la ponderazione dei 21 parametri». Dunque fino al 3 dicembre i 21 criteri non cambiano e del resto «non avrebbe senso, non tocca alla politica, è compito degli scienziati», ha spiegato il premier Conte. Ma per il prossimo Dcpm che dovrà coprire il periodo natalizio si tratterà sui pesi da affidare ai vari indicatori, come l’Rt o la saturazione dei posti letto.

TUTTO CONGELATO fino al 3 dicembre, ed è «molto probabile», spiegano fonti di governo, che la divisione dell’Italia a colori resti almeno fino a fine anno. Il ministro Speranza e il premier sono convinti che il meccanismo abbia funzionato. E che occorra «stringere ancora i denti». «Nessuno sottovaluti la serietà della situazione. La pressione sulle strutture sanitarie è molto alta. Non si può assolutamente scambiare qualche primissimo e ancora insufficiente segnale incoraggiante in uno scampato pericolo», ha detto Speranza ai “governatori”.

Nel governo nessuno pensa che a Natale si possa tirare il fiato o ci si possano concedere troppe libertà. «Dobbiamo già predisporci a passare le festività in modo più sobrio: veglioni, baci e abbracci non è possibile», ha detto Conte ieri all’assemblea dell’Anci. E ancora: «Una settimana di socialità scatenata significherebbe pagare a gennaio un innalzamento brusco della curva, in termini di decessi. Non ce lo possiamo permettere».

Il premier non ha nascosto i suoi dubbi sulla modifica degli indicatori: «Vedremo se le richieste delle Regioni hanno una plausibilità scientifica, se si può migliorare il sistema di monitoraggio, però passare da 21 a 5 a 3 indicatori, o dire io ne voglio 10, io ne voglio 8, capite che non ha molto senso». E del resto, ragiona il premier, «è giusto rendere trasparenti e chiari i meccanismi a tutta la popolazione, ma parliamo sempre di algoritmi e valutazioni scientifiche ed è un po’ complicato rendere semplice un meccanismo articolato».

PER SOPIRE LA RIVOLTA dei presidenti, come nella migliore tradizione, è stato varato un tavolo tecnico. Ma non è detto che porti risultati concreti. Almeno per ora, il tavolo ha però raggiunto l’obiettivo politico di rasserenare il clima. Anche perchè Boccia ha garantito i ristori anche per quelle regioni, come l’Abruzzo, che hanno deciso autonomamente le restrizioni concordandole col governo.

Giovanni Toti, vicepresidente della conferenza delle regioni parla di una «riunione proficua»: «In base ai risultati del tavolo tecnico speriamo di arrivare ad una scelta condivisa su cui confrontarci politicamente prima del varo del prossimo Dpcm, anche alla luce di una diversa qualificazione dei test rapidi antigenici».
La questione dell’utilizzo ufficiale dei tamponi rapidi per monitorare l’epidemia uno dei nodi su cui l’intesa stato-regioni è più avanzata.

OGGI, COME OGNI VENERDÌ, è giorno di valutazioni sui colori. A quanto si apprende, l’Abruzzo dovrebbe entrare ufficialmente in zona rossa, con ordinanza del ministro Speranza. A rischio rosso anche Sicilia e Basilicata, mentre la Puglia dovrebbe restare arancione ed evitare il lockdown.

Lombardia e Piemonte invece, nonostante il pressing delle ultime ore per scendere in fascia arancione, resteranno chiuse almeno fino al 27 novembre. E se Conte ha ribadito la possibilità di aprire dentro ogni singola regione le province meno colpite, la Lombardia per ora non lo farà: ieri il presidente Attilio Fontana ha incontrato i sindaci lombardi e la decisione è stata di lasciare tutta la regione nella stessa fascia di colore. Toti mette le mani avanti: «Sarebbe ingiustificabile che la Liguria entrasse in zona rossa. L’indice Rt è 0,9».

Quanto alle regole per Natale, al governo escludono che ci sia già un piano di azione: «E’ troppo presto per valutare come sarà la curva tra un mese». «Natale? Parlarne ora è lunare. Altro che cenone, pensiamo ai medici», dice Boccia.