Attenzione possibile presenza lupo»: da qualche settimana un volantino con questo titolo compare nel blog del settore agcoltura del sito della Regione Toscana con tanto di foto di lupo minaccioso in apertura, giusto per ribadire il concetto. Realizzato a cura della Task Force Lupo della Regione, dovrebbe contenere consigli per chi si imbatte in un lupo durante un’escursione o una semplice passeggiata: si parte con indicazioni più che condivisibili, prima fra tutte evitare di avvicinarsi per fare foto o video e allontanarsi con calma, ma poi il tono si fa sempre più allarmistico. Dall’invito a «non perdere mai di vista i tuoi bambini» dove è segnalata la presenza di un lupo (come se fosse buona prassi non tenere d’occhio dei minorenni durante un’escursione, lupo o non lupo) si passa ad un più specifico «non fare mai campeggio libero in luoghi isolatati in campagna o nei boschi» per finire, in un crescendo sempre più drammatico, con indicazioni stile carovane del vecchio West attaccate dagli indiani: se vedete un lupo, disponetevi in cerchio di schiena e mettete i più piccoli al centro perché «il lupo predilige i cuccioli in genere e quindi i bambini sono più a rischio». E visto che è meglio non fidarsi, se si è trovato un luogo sicuro, magari arrampicandosi su un albero, si raccomanda di non abbandonarlo perché il lupo «potrebbe essere nei paraggi nascosto in attesa che tu scenda per attaccarti di nuovo».

Sembra di essere nel secolo scorso quando sulle copertine della Domenica del Corriere comparivano le illustrazioni con feroci lupi che attaccavano contadini nei campi, soldati in marcia nella neve e persino viaggiatori sui treni. Peccato che in Italia, a differenza di quanto accade con cani padronali o rinselvatichiti, non si segnalano casi di aggressione di lupi all’uomo, per cui non si comprende perché dare informazioni con modalità che, se applicate in altri settori, spingerebbero noi italiani a non utilizzare l’auto (circa 2400 morti/anno), non recarci al lavoro (oltre 1000 morti/anno) o vietare la caccia (fino a 30 morti/anno

Sia chiaro: un lupo è un animale selvatico, un carnivoro e un predatore per cui in sua presenza ci si deve comportare in maniera attenta, ma da qui a diffondere indicazioni del genere ce ne corre.

Solitamente i lupi evitano di entrare in contatto con l’uomo e appena possono si allontanano da noi, anche perché, visto che ogni anno muoiono fino a 300 lupi per cause dirette o indirette legate all’uomo, la sua paura è molto più giustificata della nostra. Ma sul punto, del resto, è un po’ tutta la comunicazione della Regione Toscana che lascia a desiderare. Nello stesso blog, sempre la «Task Force Lupo» racconta della visita ad una signora che ha avuto una capretta mangiata da un lupo e che per questo sarà costretta ad abbandonare la sua casa perché lei e i suoi nipoti non sono più al sicuro! Anche qui, in poche righe, si torna indietro di decenni, ignorando totalmente cosa ci ha insegnato l’esperienza sulla convivenza tra attività umane e predatori naturali. «Eppure proprio dalla Toscana è partita una delle esperienze più avanzate nel settore: l’associazione DifesAttiva, nata da un Progetto Life dell’Unione Europea e formata da allevatori che utilizzano strumenti di prevenzione, cani da guardiania e re- cinzioni per tenere al sicuro il bestiame e garantire così la presenza tanto del lupo quanto degli allevatori in questi territori», fa notare Luca Maggiolini del Wwf Grosseto. «Come mai la Regione Toscana non prende spunto da queste buone pratiche e dalle tante altre sparse per l’Italia per sviluppare una corretta gestione del lupo?».

* vicepresidente Wwf Italia