Non ci sono colpi di scena nel Movimento 5 Stelle del Lazio che si prepara alle elezioni del prossimo anno. Roberta Lombardi è la candidata alla presidenza della Regione.

All’arena del Parco della Pace di Marino Davide Casaleggio comunica il nome del vincitore con tanto di notaio, come era avvenuto per la consacrazione di Luigi Di Maio e Rimini, e con Beppe Grillo accanto. La deputata romana sfiderà Nicola Zingaretti, che giusto ieri ha annunciato la sua disponibilità a correre ancora per la presidenza della Regione Lazio. Non si radunano a Roma, i grillini, ma in questo comune di quarantamila abitanti a sud della capitale passato un anno fa al Movimento 5 Stelle. Probabilmente si è scelto Marino per alludere ai tanti comuni del Lazio al di fuori di Roma che faranno la differenza alle elezioni regionali. Ma c’è chi insinua che Grillo e compagni sono sbarcati ai Castelli anche per non mettere in imbarazzo la gran favorita fin dall’inizio, che notoriamente della sindaca capitolina Virginia Raggi non è proprio un’estimatrice.

La corsa a tre di queste primarie online non è stata caratterizzata dal fair play. Dapprima è venuto fuori, da dentro al M5S, una specie di dossier sulla candidata Valentina Corrado, consigliera regionale uscente, che documenterebbe la sua parentela con uno ndranghetista del crotonese. Poi l’endorsement pro-Corrado di Fabio Fucci, sindaco di Pomezia giunto al secondo mandato, che viola una delle regole del M5S: c’è il divieto assoluto di costituire cordate (almeno in pubblico).

Dal blog è arrivata una censura e Fucci stesso ha posto il problema che dentro al M5S si pongono (senza ammetterlo) ormai da tempo: il vincolo dei due mandati rischia di fare piazza pulita della classe politica faticosamente costruita in questi anni, oltre che – in alcuni casi – incoraggiare capriole tattiche e spregiudicatezze politiche pur di restare in qualche modo in gioco. «Forse non siamo più quelli delle origini, forse la seconda generazione ha vissuto un po’ sulla prima, abbiamo perso un po’ di questa forza», ammette Grillo prima di prorompere in uno dei suoi blues per il pubblico laziale.

«Non ci sono fazioni o correnti – nega Raggi – Vogliamo solo riportare la normalità nel rispetto della legge». Poi la sindaca si consente anche un abbraccio alla neocandidata, accompagnata da Grillo, che fa da regista. «Siamo una squadra, ognuno nelle sue istituzioni, siamo tutti in campo per la Regione Lazio, siamo pronti. Saremo il baluardo contro chi sta mangiando la nostra terra. Abbiamo una pesantissima eredità dei partiti. Ci sono la pessima amministrazione di Zingaretti e il lascito disastroso del centrodestra», dice Lombardi. «Lavoreremo insieme, nonostante le difficoltà e le diverse percezioni che ci sono, come una squadra unita», assicura Davide Barillari, altro consigliere regionale candidato alle «regionarie».

Gli iscritti residenti del Lazio al portale Rousseau sarebbero circa 14 mila, anche se non si hanno dati ufficiali. Hanno potuto scegliere tra una rosa di dieci candidati l’aspirante presidente, tutti questi dovevano essere reduci da altri impegni istituzionali. E poi si potevano scegliere tre nomi da un elenco di oltre ottocento aspiranti consiglieri regionali. I votanti sono stati 6511. Lombardi ha raggiunto 2952 voti mentre gli altri due candidati, Davide Barillari e Valentina Corrado hanno preso 2605 e 954 voti. Inatteso l’exploit di Barillari, alle scorse regionali candidato presidente e in questi anni molto impegnato sul fronte anti-vaccini e (pare) non in ottimi rapporti cogli altri tre consiglieri grillini.

Scene di concordia, dunque. Ma le differenze politiche sembrano destinate ad emergere. Dopo il grande gelo con Raggi e coi vertici, Lombardi aveva scelto un profilo basso e ricucito i rapporti con Di Maio in primis. Poi però ha cominciato la sua corsa verso la Regione poco più di un mese fa, presentandosi ad un palazzo occupato ad un convegno sul diritto alla casa e segnando una differenza da Raggi, che invece ha sposato in pieno la linea securitaria del ministro dell’interno Marco Minniti. «Roma ha una sindachina, piccolina, ma bella e potente» dice sempre Grillo ai convenuti di Marino.