Dopo una estenuante serie di incontri del tavolo “largo” del centrosinistra toscano – ben 16 le sigle rappresentate – la giornata di ieri era quella che doveva decidere se Eugenio Giani sarà il candidato unitario della coalizione di centrosinistra alle elezioni regionali di maggio, o se saranno necessarie le primarie di coalizione. Ma ancora regna l’incertezza.
Da parte del Pd, accreditato da sondaggi che lo vedono intorno al 30% (al pari della Lega), c’è la disponibilità alle primarie. Ma in ogni caso prima del voto in Emilia Romagna del 26 gennaio prossimo. Sul punto, la segretaria toscana dem Simona Bonafe ha spiegato che la deadline dovrebbe essere quella di domenica 19 gennaio, per avviare poi la campagna elettorale. Anticipando comunque che la decisione finale sarebbe arrivata alla conclusione dell’incontro di ieri.
Per certo la discussione è stata intensa. Iniziato alle 15, l’incontro si è protratto per ore e ore, nel tentativo di trovare una soluzione che potesse essere accettata da tutti i numerosi partecipanti. Anche perché, dopo i ripetuti rinvii, l’appuntamento era visto da quasi tutti come l’ultima possibilità per trovare l’accordo sul nome di Giani, o in alternativa sullo svolgimento delle primarie di coalizione. Che peraltro, visti i rapporti di forza a favore del Pd, avrebbero un esito scontato.
A cercare di superare l’impasse ci hanno provato i “Verdi-Europa Verde della Toscana”, che nella loro assemblea regionale hanno approvato una mozione che, di fatto, apre a Eugenio Giani. A condizione che “sia individuata una candidatura a vicepresidente pienamente coerente con i valori ecologisti e di solidarietà dei Verdi”. A chiudere su questa ipotesi sono stati però sia il capogruppo del Pd in Consiglio regionale, Leonardo Marras, sia la pattuglia renziana di Italia Viva: “Non parliamo di poltrone ma di programmi”. In altre parole, stop a vicepresidenti decisi a tavolino.
Proprio sui programmi i Verdi hanno comunque messo il dito nella piaga: “Altre condizioni poste riguardano aspetti ancora da chiarire del programma: in particolare riguardo alle infrastrutture aeroportuali e ferroviarie”. Un modo per dire che il progetto dell’aeroporto intercontinentale Vespucci di Peretola, caro alla premiata ditta Renzi&Carrai, e quello del sottoattraversamento in tunnel di Firenze da parte dell’alta velocità ferroviaria, risulterebbero assai divisivi. Non solo fra gli elettori dei Verdi, ma anche fra quelli della sinistra del tavolo “largo” – Mdp Articolo 1, Sinistra italiana e i civici di 2020 Toscana a sinistra, che in particolare sull’aeroporto di Peretola sono molto critici.
Una situazione dunque complessa, e non priva di bizantinismi, che fa capire perché dopo sei ore di discussioni non fosse arrivata alcuna decisione sulle ipotesi in campo. Del resto anche nel campo della destra lo scenario non è meno confuso, visto che continua a latitare il candidato da opporre a Eugenio Giani. Da parte loro i 5 Stelle decideranno a gennaio, sulla piattaforma Rousseau, chi fra Giacomo Giannarelli e Gabriele Bianchi (entrambi ortodossi del M5s) dovrà fare il candidato presidente. Mentre Si Toscana a Sinistra, che esprime i consiglieri regionali Tommaso Fattori e Paolo Sarti, è da tempo al lavoro per una lista alternativa al Pd.