«L’ultimo atto del tavolo della coalizione di centrosinistra per la Toscana è stata una chiusura alla richiesta di primarie per la scelta del candidato alla presidenza della Regione avanzata da 2020 a Sinistra». Buttano il sasso nello stagno, accusando il Pd, i rappresentanti di 2020 a Sinistra, Mdp Articolo 1 e Sinistra Italiana, le tre forze che nella notte di venerdì, dopo più di sette ore di discussioni, non hanno sottoscritto il documento finale del tavolo del centrosinistra che indica Eugenio Giani candidato presidente regionale. Un documento sottoscritto invece da 15 fra partiti e movimenti «civici, riformisti, ecologisti, liberaldemocratici e progressisti», fra i quali Pd, Italia Viva, +Europa, Psi e Verdi-Europa Verde Toscana.

«FIN DAL PRIMO giorno del percorso per la costruzione della coalizione – ricordano Simone Siliani (coordinatore 2020 a Sinistra), Simone Bartoli (segretario regionale Mdp Articolo 1), Daniela Lastri (coordinatrice regionale Sinistra Italiana), Mauro Valiani e la consigliera regionale Serena Spinelli – il Pd ha dichiarato che in caso di disaccordo sulla candidatura alla presidenza della Regione, le primarie sarebbero state lo strumento democratico e consolidato per coinvolgere i cittadini nella scelta. Ma oggi, di fronte alla nostra nota non condivisione sulla candidatura, in quanto non sufficientemente rappresentativa dell’intera coalizione, ci viene detto che queste primarie non s’hanno da fare. Perché, ci chiediamo? A chi fa paura questo strumento di partecipazione democratica? Certo non a noi».

NONOSTANTE la rottura, i giochi nella coalizione non sembrano comunque chiusi: «Siamo pronti a fare questo passaggio (delle primarie, ndr) aggiungono Siliani &c. – o comunque a trovare uno strumento per tenere insieme questa vasta coalizione, perché siamo consapevoli che senza i voti della sinistra oggi non si vince in Toscana. Al Pd oggi spetta una iniziativa capace di ricucire ciò che ha strappato». Un lavoro che peraltro viene messo in conto anche da Pd e alleati, che puntualizzano: «La volontà condivisa è quella di continuare, insieme al candidato, il confronto anche con gli altri partiti e movimenti che hanno lavorato proficuamente con noi in questi mesi», su una «cornice valoriale e programmatica definita insieme».

SULLA VICENDA interviene anche Enrico Rossi, presidente uscente e, dopo due mandati, non candidabile: «Voglio fare un appello, perché non ci si può permettere di regalare la Toscana alla destra, e credo che la presenza di una gamba anche a sinistra del Pd sia fondamentale». Da parte sua il candidato Giani, scelto praticamente all’unanimità dal Pd, è già pronto a partire dopo le feste: «Sono contento che il Pd e con esso 14 forze politiche abbiano sottoscritto ieri, prima di mezzanotte, quello che secondo me è un atto di grande importanza. Il tutto supportato da un ampio, molto discusso ma alla fine sintetizzato documento programmatico, a cui mi atterrò, salvo poi entrare su alcuni punti con una maggiore specificità e dettaglio».

QUANTO AI RAPPORTI con chi non ha firmato l’accordo, Giani resta possibilista: «È vero, 2020 a Sinistra non ha sottoscritto il documento, però ho avuto modo anche con loro di confrontarmi, e per me oggi è molto importante che a fronte di questa coalizione ci sia non la porta aperta verso 2020 a Sinistra, ma la volontà di continuare un confronto per poter arrivare a dirimere quegli aspetti che hanno impedito ieri la firma». Aspetti che, oltre alle primarie, riguardano lo stop di Pd e alleati a vicepresidenti decisi a tavolino.