Basta un’oretta in giro per Bologna per fiutare l’aria che tira sulle prossime elezioni regionali dell’Emilia Romagna. «Scusi signora ci va a votare?», «No no, per carità», «E perché?», «Perché son tutti dei ladruncoli incompetenti». Non si tratta più di qualunquismo da bar, l’elettore da queste parti è ferito, stanco, arrabbiato.

Dopo 15 anni di monarchia di Vasco Errani e la fine poco nobile, con la condanna a un anno per falso ideologico, di un politico rispettato da tutti e che già molti rimpiangono, la regione si prepara alle elezioni meno partecipate della sua storia. Sulla già poco appassionata campagna elettorale sono piovute le conclusioni dell’indagine sulle cosiddette «spese pazze» dei consiglieri regionali. Quasi un monito per gli elettori che difficilmente, se decideranno di andare alle urne, potranno dimenticare del sex toy che la guardia di finanza ha trovato tra le spese rimborsate, addirittura per due volte, al gruppo del Pd. Dopo un giorno di passione della consigliera Rita Moriconi, in cinque anni nota alle cronache solo per questo episodio, è emerso che il gioco erotico era stato acquistato da un suo collaboratore che è corso in procura per dare la sua versione dei fatti ma non ha trovato i pm disponibili. Sembra quasi che un’intera classe politica, da destra a sinistra, abbia scoperto di vivere nel mondo reale e non in quelle torri di vetro (la sede della Regione) immune da tutto quello che esiste al di fuori.

22pol2 Elezioni regionali tam tam 2
Stefano Bonaccini si prepara a diventare presidente con un Pd che sembra quasi sperare che siano in molti a stare a casa. Come a dire che se la partecipazione fosse alta sarebbe più concreto il rischio di un voto di protesta. Lo pensano anche gli sfidanti più prossimi del candidato democratico, Giulia Gibertoni del Movimento 5Stelle e il giovane sindaco leghista (del comune di Bondeno) Alan Fabbri che accusano proprio il Pd di alimentare l’astensione verso il voto di domenica.
Un sondaggio commissionato dal vertice democratico nazionale fissa a circa il 50% la partecipazione al voto, una vera debacle da queste parti dove le urne sono sempre state frequentatissime. Alle ultime europee anche qui i democratici sono volati arrivando al 52%. Difficile che la performance sia la stessa, perché la spinta propulsiva dell’effetto Renzi è un po’ annebbiata ma soprattutto perché il partito locale non è riuscito a ritrovare una connessione sentimentale con il suo popolo (per usare un’espressione cara al segretario provinciale Pd Raffaele Donini).

Carla Rimondi, segretaria di circolo di un bel paese sulle colline bolognesi che è Monte San Pietro, non ci gira troppo attorno: «Il dubbio che non siano onesti? Sicuramente c’è. Io non vorrei essere in un partito meno peggio di altri, vorrei far parte del partito migliore». Rimondi chiede che tutti i consiglieri giustifichino fino all’ultimo dei 940mila euro di rimborsi non conformi che l’inchiesta ha imputato al Pd. Un gesto che serve per sgombrare il campo da ogni dubbio, per confortare quei militanti che vanno ancora in giro a fare campagna elettorale.

Oggi arriverà Matteo Renzi a chiudere la campagna elettorale di Bonaccini: appuntamento al Paladozza dove per ora si sa già che ci saranno le proteste della Lega e degli antagonisti. Anche uno degli aspiranti consiglieri Pd, l’unico che viene dalla società civile, il fondatore della Casa dei risvegli Fulvio De Nigris, non ci sarà. Ha scritto in una lettera simbolica al presidente del consiglio «Non abbiamo saputo scaldare il cuore dei cittadini delusi dai troppi scandali e dalle troppe promesse non mantenute».

Oltre Bonaccini c’è un M5S logorato dalle lotte intestine con l’ex consigliere regionale che non è stato ricandidato aumentando la spaccatura in un movimento che proprio dove aveva vissuto il primo grande lancio con il Vday ha vissuto le prime scissioni e profonde divisioni. A sostenere la ricercatrice modenese Giulia Gibertoni non dovrebbe arrivare il grande capo Beppe Grillo. Anche se lei non esclude sorprese, la chiusura della campagna elettorale grillina è fissata in un circolo bolognese assieme al parlamentare Luigi Di Maio, non proprio un bagno di folla. A destra probabilmente Fabbri porterà la Lega a fare un buon risultato, Matteo Salvini è sempre in Emilia in queste settimane, in un quadro che vede Forza Italia ormai totalmente disgregata.

Niente larghe intese in salsa regionale in Emilia Romagna perché Ncd corre con un proprio candidato, il forlivese Alessandro Rondoni, a cui si è aggrappata anche l’Udc. E poi c’è la sinistra, quella grande prateria a sinistra del Pd che l’Altra Emilia Romagna cerca di conquistare. Maria Cristina Quintavalla, professoressa di Parma che dalle lotte per la casa degli anni ’70 al movimento che portò alle dimissioni il sindaco Pietro Vignali ha passato la sua vita a sinistra, forse pagherà le divisioni dell’esperienza post Tsipras. Alle europee la lista aveva ottenuto il 4% in regione ma ora Sel appoggia Bonaccini. E per convincere i troppi delusi c’è veramente troppo poco tempo.