Tre tappe a Napoli (la quarta è poi saltata perché i presepiai si sono tirati indietro: «Troppe polemiche») più una ad Avellino: Matteo Salvini ha ripreso la campagna elettorale permanente. Inseguito dai reporter, ha sviluppato il suo attacco su tre fronti: il governo, Forza Italia e le regionali in Campania.

I sondaggi danno un’ipotetica lista Conte al 14%? «Chiedetene cosa ne pensano Pd e 5S – la replica secca -. Il presidente del Consiglio ha tanto da fare, più che girare l’Italia per fare un partito». Per poi passare al commento velenoso: «Lo aveva fatto anche Mario Monti e poi sappiamo com’è andata a finire». Da lì in poi è tutto un attacco frontale: «Il governo è ostaggio della Cgil». E ancora: «Chiudere i bimbi nel plexiglass in classe è una cazzata che solo un ministro incompetente poteva pensare». Per l’economia la ricetta è semplice: via le misure a sostegno della povertà (sono «assistenzialismo»), meno burocrazia, taglio delle tasse e dell’Iva. Quindi il tocco finale, in stile leghista: «C’è il razzismo della sinistra nei confronti del privato, delle imprese. L’unica forma di razzismo vero in Italia».

Infine, un avviso ai naviganti: «Silvio Berlusconi ogni tanto non lo capisco. Sul Mes usare la stessa lingua di Renzi e Prodi. Ho letto che ha dato la disponibilità ad altri governi. Dopo Conte ci sono le elezioni, prima va a casa questo governo meglio è». Il riferimento è all’intervista del leader azzurro a La Stampa. La coalizione di centrodestra sembra viva solo sulla carta. La Lega ha puntato in particolare Forza Italia e mira a svuotarne l’elettorato. Gli alleati sono andati avanti ripetendo che le differenze a Roma non intaccavano gli accordi sui territori ma Salvini ha cancellato i patti in Puglia e Campania. Regioni in cui la scelta del candidato governatore, in base agli accordi, spetta rispettivamente a FdI e Fi.

E ha rotto il patto di non belligeranza sulla campagna acquisti della Lega. Ieri a Napoli ha presentato due nuovi iscritti, non proprio volti nuovissimi: il consigliere regionale Giampiero Zinzi, già Udeur e Fi, e Severino Nappi, ex assessore della giunta Caldoro poi Fi e Ncd. Nel mondo pre pandemia, il centrodestra in Campania era 10 punti sopra il governatore uscente, Vincenzo De Luca. Oggi i rapporti si sono invertiti. Salvini è partito alla carica: «Se il modello De Luca è quello dei fantastici 4, De Luca, De Mita, Mastella e Pomicino, glieli lascio volentieri. Ci vuole un’alternativa».

Gli ex Dc hanno deciso di appoggiare il cavallo vincente, quale sia l’alternativa non è chiaro. Salvini ripete «la prossima settimana ci vediamo con Berlusconi e Meloni e troviamo un nome condiviso». Sono passati mesi e il nome non è mai venuto fuori. Per Fi l’unica opzione è l’ex governatore Stefano Caldoro. Ieri il leader del Carroccio ha ripetuto: «La risposta ve la daremo la prossima settimana». Per poi dare la stoccata: «La nostra coalizione è al 40%. I sondaggi danno la Lega primo partito del centrodestra in Campania al 15%, Forza Italia al 14 e FdI al 12. Ma noi non imponiamo niente a nessuno, l’importante è che il candidato incarni il cambiamento. Se ci sono le condizioni il centrodestra correrà unito».

La replica è arrivata dal senatore Domenico De Siano: «Fatichiamo sempre di più a comprendere le uscite di Salvini sul presidente Berlusconi e Forza Italia. Per noi l’unità della coalizione è imprescindibile, ma rivendichiamo rispetto reciproco e respingiamo ogni tentativo di prevaricazione, a livello territoriale come a livello nazionale». Anche sui sondaggi i conti non tornano: «Il 14%, dietro la Lega, è un risultato tutto da dimostrare – è il ragionamento tra gli Azzurri -. Se prendi dagli alleati le seconde file vuole dire che giochi per te a costo di far perdere la coalizione».

L’ultima tappa napoletana della giornata è poi saltata. Nel mezzo, Salvini è andato a deporre una corona di fiori dove, ad aprile, è stato ucciso il poliziotto Pasquale Apicella. Sui social ha postato la sua immagine a mani giunte, non c’era l’audio. La gente in strada e dai balconi fischiava e urlava «Napoli non ti vuole» e «non si specula sulla morte di un poliziotto».