La ‘ndrangheta è un giano bifronte, un mostro a due facce. C’è il volto pulito e perbene dei colletti bianchi, della mafia in doppiopetto e grisaglia, di quella borghesia criminale che come l’araba fenice (il nome della più recente inchiesta della Dia) per risorgere dalle proprie ceneri si ritira nelle stanze appartate e ovattate dei consigli di amministrazione, delle logge segrete, degli studi professionali, degli alberghi di gran lusso, per costruire in silenzio e senza fragore imperi milionari. E poi c’è il volto feroce, la mano insanguinata di chi incute paura, e miete terrore. Contro i luoghi di cultura e aggregazione sociale, anzitutto. Perché il potere criminale si annida nell’ignoranza, sfrutta fame e povertà. E ai mafiosi la cultura fa tremendamente paura. A poco più di un anno dall’incendio doloso ai danni del Centro sociale occupato Angelina Cartella, andato distrutto (e ricostruito a fatica), il 3 novembre i soliti noti hanno messo a fuoco e fiamme il Museo dello strumento musicale. E in questa Reggio, commissariata e abbandonata al suo destino, la botta si è fatta sentire. Ma lo sconforto ha subito ceduto il passo alla forza d’animo. I soci e gli amici del Mu. Stru. Mu. si sono messi al lavoro dal giorno del rogo che ha danneggiato parte della struttura, nella Pineta Zerbi adiacente al Lungomare Falcomatà. Altri si sono uniti nelle ore successive nel tentativo di mettere in sicurezza ciò che era rimasto. Il tam tam ha fatto il resto e, attraverso i social network, è partita una campagna di sostegno all’associazione che da 20 anni gestisce il museo.
Una campagna che vuole ricostituire almeno una parte del patrimonio andato in fumo nei saloni della vecchia stazione Lido che ospitava le sale espositive e l’archivio. Già domenica frotte di volontari, muniti di pennelli, hanno rimosso la coltre di cenere che anneriva gli strumenti, in attesa del clou previsto per oggi. «Suona Reggio, suona!» è il titolo della manifestazione itinerante che da piazza Italia, il cuore cittadino, attraverserà il corso Garibaldi e, attraverso piazza Indipendenza, proseguirà verso il Museo. Una passeggiata sonora: gli organizzatori invitano a scendere per strada con uno strumento per dimostrare che la città non è sorda. «I danni dell’incendio non sono stati ancora quantificati – ci ha detto il direttore Pasquale Mauro – anche perché è difficile attribuire un valore economico a 20 anni di raccolte, fotografie e video. È difficile dare un valore a uno spartito originale di oltre un secolo fa ed è ancor più difficile valutare un organo del 1800 oppure chitarre artigianali dello stesso periodo». Eppure, aggiunge Demetrio Spagna, medico e anima storica del museo, «bisogna far ripartire tutte le attività immediatamente nello stesso luogo in cui sono sempre state realizzate».
La collezione, che Spagna ha realizzato praticamente a proprie spese, era nata ufficialmente nel 1996 con l’associazione Museo dello Strumento Musicale e raccoglieva oggetti provenienti da ogni parte del mondo. Musica aulica ma soprattutto popolare, creata e mantenuta viva grazie agli strumenti fatti, per lo più, da materiali ricavati dalla natura circostante. A partire dalla ben nota ciarameddha, la zampogna nella traduzione italiana, fino al tamburello. Il museo di Spagna contiene tutto questo proiettato, però, su scala internazionale. Spagna è riuscito, nel corso dei suoi viaggi, a portare in riva allo Stretto un numero significativo di strumenti classificati secondo il noto sistema di Hornbostel-Sachs, ovvero aerofoni, cordofoni, idiofoni, membranofoni. La classificazione era nata per distinguere gli strumenti dalle modalità di produzione del suono, attraverso l’aria (come la famiglia dei flauti), dello sfregamento delle corde (i liuti), per mezzo dello scuotimento (i sistri, le nacchere), e la vibrazione di una membrana (i tamburi). Una babele di oggetti provenienti da ogni continente: si ricordano gli archi africani e i gong asiatici, oltre che gli strumenti della tradizione popolare calabrese, la lira, ad esempio. La festa, dunque, ricomincia oggi. Per suonargliele a mafiosi e criminali.