Sono dati virtuali, ma delineano una tendenza. Alle comunali in Calabria, nei due capoluoghi di provincia chiamati alle urne, Reggio Calabria e Crotone, la destra indietreggia e avanzano i movimenti populisti. Gli exit poll della città dello Stretto disegnano un testa a testa tra il sindaco uscente Peppe Falcomatà (Pd) e il frontman del centrodestra Nino Minicuci (Lega), entrambi tra il 31 e il 35%.

La destra puntava a prendersi gli ultimi fortini marittimi mancanti nella collezione di Calabria. Ma l’arretramento rispetto alle regionali del 26 gennaio è netto: allora la destra reggina fece man bassa e lanciò l’attuale presidente regionale Jole Santelli (Fi) verso un sontuoso 57%. Oggi è quasi 30 punti sotto. Non se la passano meglio il Pd e il centrosinistra. Nel 2014 si imposero con uno stratosferico 61% al primo turno. Oggi si leccano le ferite e andrebbero al ballottaggio con un risultato dimezzato in 6 anni.

La sorpresa è Angela Marchianò, globetrotter della politica reggina: assessore della giunta Falcomatà, folgorata sulla via di Matteo Renzi e sua pupilla tanto da venir designata nella segreteria nazionale dem. Tramontato il renzismo, ha iniziato il riposizionamento. Si è dimessa da assessore in polemica al vetriolo con il sindaco e si è messa in proprio, pronta al grande salto alle comunali.

Sostiene Santelli alle regionali e tratta con la destra la nomination a sindaco. Ma il matrimonio non si celebra e lei decide di presentarsi da sola. Affastella un miscuglio di liste populiste e di estrema destra (Fiamma Tricolore, Identità Reggina) e, secondo le intenzioni di voto raccolte fuori dai seggi, sfonderebbe la soglia del 15%. Buon risultato anche per la sinistra di alternativa con Saverio Pazzano, del movimento la Strada e la lista Riabitiamo Reggio, con l’appoggio del sindaco di Napoli Luigi De Magistris e di Possibile. Otterrebbe uno score tra il 5 e il 7,5%. Avrebbe così dato i frutti sperati una campagna elettorale partita nell’era antecovid e che in città ha sedimentato entusiasmo nei quartieri, riunendo i tanti pezzi della sinistra reggina.

Non dissimile il risultato nella città di Pitagora. La destra strafavorita, reduce dal 42% alle regionali, trainata da un carrozzone di 10 liste e 320 candidati, supererebbe a stento il 30%. In testa al primo turno si imporrebbe l’outsider Enzo Voce, un passato da grillino fuoriuscito e un presente che ammicca a Alessandro Di Battista. Con il suo rassemblement di quattro liste infarcito di ex Alleanza Nazionale e Forza Nuova, tra seguaci del filosofo Diego Fusaro e complottisti in ordine sparso, almeno negli exit poll sfonda il 40%.

Un disastro il centrosinistra, orfano del Pd che in crisi esiziale non era riuscito a mettere in colonna 32 nomi accanto al simbolo: si ferma al 15% e manca il ballottaggio. I 5 stelle ufficiali si attesterebbero sotto il 10%. Un buon gruzzolo da portare in dote al fratello-coltello Voce. Per una sindacatura ultrapopulista a cui Crotone, un tempo bastione operaio e icona della sinistra italiana, par destinata.