Coincidenze, forse. Di sicuro in questo luglio infuocato Reggio Calabria diventa centrale in quella maionese di correnti e sottogruppi che è il Pd calabrese. Oggi è giorno di primarie in casa democrat. Si sceglie il a candidato a sindaco del capoluogo sciolto nell’ottobre 2012 per contiguità ‘ndranghetiste. Giusto ieri (prima coincidenza) il Consiglio di Stato ha confermato lo scioglimento. I giudici di Palazzo Spada hanno rigettato il ricorso presentato, tra i primi firmatari l’ex sindaco Demetrio Arena, contro la decisione del Tar del Lazio che, nel novembre 2013, lo aveva respinto già in prima istanza.

I magistrati segnalano i rapporti di parentela e di frequentazione di alcuni consiglieri comunali (Nava, Bagnato, Paris ed Irto) con famiglie di ‘ndrangheta e rilevano l’infiltrazione della criminalità organizzata nelle società partecipate Leonia e Multiservizi. L’ex sindaco Arena, in questi mesi “promosso” ad assessore regionale, non può far altro che blaterare, parlando di sentenze abnormi e pronunciamenti parziali. Gongola, invece, lo sconfitto alle comunali 2011, Massimo Canale (ex Pdci, Prc, oggi Pd). Che (altra coincidenza) nel volgere di pochi anni potrebbe diventare da integerrimo consigliere di opposizione a Reggio, il prossimo presidente della Calabria. I renziani, in primis Ernesto Magorno, segretario regionale, hanno scelto lui, che renziano non è, come candidato unico del Pd alle primarie regionali del prossimo autunno in vista delle elezioni anticipate di novembre.
In questo marasma di scadenze elettorali e turbinii giudiziari si innesta lo show down in casa Pd a Reggio. Canale, com’è ovvio, non sarà della partita. In compenso si sfidano Giuseppe Falcomatà, 32 anni, figlio di Italo, il sindaco della primavera reggina, e Mimmo Battaglia, anche lui figlio di un ex-sindaco, Piero Battaglia, il sindaco democristiano che innescò la rivolta di Reggio nel 1970. Poi due outsider: Enzo Amodeo per Centro democratico e Filippo Bova per Cittadinanza democratica. Ma, come la storia delle primarie calabresi insegna, già fioccano i boatos su presunti futuri brogli.

A lanciare l’allarme rosso è Falcomatà: «Le primarie rischiano di essere falsate dalla presenza del centrodestra». L’accusa nasce dal fatto che alla presentazione della candidatura di Battaglia, sedeva in prima fila il senatore Renato Meduri, già leader dei «Boia Chi Molla», eletto nelle liste del Pdl, e poi trasmigrato in Ncd. Battaglia in queste settimane si è anche garantito l’appoggio (e il pacchetto di voti) di Rocco Lascala, potente assessore al Bilancio ai tempi della giunta Scopelliti. La cosa desta scandalo in città perché la gestione di Peppe Scopelliti, segnata anche dal suicidio della sua più fidata funzionaria, Orsola Fallara, ha condotto al dissesto finanziario e allo scioglimento (è la prima volta di un comune capoluogo) per infiltrazioni mafiose. Scopelliti, oggi tra i leader del Nuovo Centrodestra reggino, è stato costretto a dimettersi anche da presidente della Calabria. Si è candidato alle europee di maggio ma in città ha raccolto solo seimila voti. Una figuraccia.

«Le primarie – continua Falcomatà – sono nel Dna del Pd. Sono ciò che ha consentito al Pd di restare l’unico partito organizzato del paese. Le primarie devono essere un esercizio di sovranità dei cittadini, libero dai condizionamenti delle correnti, dei gruppi affaristici e di potere. Chi sporca le primarie sfregia l’immagine del Pd. Per questo il patto stretto da uno dei candidati con il Ncd è fuori dallo spirito delle primarie democratiche. Ncd è il partito di chi ha portato Reggio al disastro, Ncd è Scopelliti, il principale responsabile di un sistema di potere che i cittadini oggi rifiutano. Sarebbe ben strano che dopo le vicende giudiziarie che hanno travolto Scopelliti fosse proprio il Pd a fargli da sgabello. Nessun patto può essere stretto con costoro perché significherebbe perpetuare il vecchio sistema. Il centro sinistra deve rivolgersi a quegli elettori di centro destra che vogliono finalmente liberarsi dai vecchi vincoli affaristici e di potere».

Il Pd reggino ha provato a metterci una pezza, approntando un rigido regolamento interno. Tutti i seggi avranno in consegna il tabulato degli elettori delle relative circoscrizioni, proprio per evitare eventuali voti multipli. Le uniche persone che potranno votare al di fuori delle sedi di residenza saranno i presidenti dei seggi, gli scrutatori e i rappresentanti di lista. Per aggiungere un ulteriore elemento di sicurezza e di correttezza del voto i presidenti di seggio dovranno comunicare ogni due ore il numero dei votanti al Comitato di garanzia.

«La prossima amministrazione- sottolinea il Pd reggino- dovrà rappresentare un momento di cambiamento profondo, una rivoluzione verso la normalità e in cui le porte di Palazzo San Giorgio saranno definitivamente chiuse ai gattopardi e agli sciacalli: è questa la nostra linea». Siamo davvero sicuri?