Cancellare la Tasi, cambiare gli 80 euro. Il giorno dopo l’incontro – positivo – tra Conte e le parti sociali, Salvini e la Lega cancellano tutto annunciando una manovra totalmente diversa e già predisposta.

CONFERMANDO CHE DUE GOVERNI esistono già. E che in quello a guida Lega il ministro Tria – che la manovra dovrà scriverla – non conta niente, sovrastato dai suoi vice a via XX settembre Garavaglia e Bitonci.
Se nel primo incontro le parti sociali convocate erano state 43 stavolta al Viminale si tocca quota 46. Non ci sono Landini e Furlan, ci sono Barbagallo e Boccia.

Salvini a fine incontro fa la sintesi annunciando «un coraggioso e sostanzioso abbassamento delle tasse» nella prossima manovra economica. Tutti hanno sottolineato l’importanza di investire in infrastrutture e opere pubbliche», ha continuato durante un «punto stampa» nel quale ha specificato che si sta «lavorando all’eliminazione della Tasi e alla riorganizzazione della tassazione sulla casa».

Il gettito Tasi – l’ultima forma di patrimoniale rimasta in Italia dopo tutte le eliminazioni di Renzi&co – è stato di 1,1 miliardi nel 2018. Si paga sulle prime case di lusso e sulle seconde case dal 2016.

C’è poi il «superamento» del bonus degli 80 euro che, nelle intenzioni dei leghisti, diventerebbe decontribuzione. Per la copertura servirebbero però più dei 10 miliardi attuali altrimenti la busta paga più pesante si perderebbe oggi in cambio di un assegno più robusto per la pensione domani. Proprio per garantire il doppio effetto e coprire i contributi figurativi, spiega il viceministro all’Economia Massimo Garavaglia, bisognerà stanziare altri 3 miliardi, che in tutto portano il pacchetto fiscale della Lega a circa 15, visto che ne servirebbero circa 12 per la Flat tax. La risposta di Salvini è la richiesta di «soldi veri»: è «chiaro che il deficit non può stare sotto il 2%». Per questo il vicepremier si dice pronto a intavolare una nuova trattativa con la Ue per ottenere la flessibilità necessaria non per le spese correnti ma «per investimenti, opere pubbliche, infrastrutture». E anche per il taglio delle tasse.

AGLI STESSI INTERLOCUTORI, incontrati ieri a Palazzo Chigi insieme al premier Giuseppe Conte, Tria aveva ripetuto per il contrario: la riforma fiscale in cantiere è un intervento «strutturale, che non può basarsi sul deficit». Ma, ribatte a distanza Salvini, «non è pensabile una manovra a costo zero» a meno di non essere «Mago Merlino». La prossima legge di Bilancio che ha in mente la Lega, incalza il vicepremier, è «diversa» da quella cui sta pensando Tria: in un quadro economico pieno di «luci e ombre», con il «massimo storico per occupazione ma lavoro di qualità debole», il problema «è la crescita dello 0,1% del Pil». Quindi, è il ragionamento, «la situazione del Paese presuppone una manovra che vada oltre la spesa corrente». E non si può fare il «gioco delle tre carte», gli sgravi non debbono essere recuperati con nuove misure.

«CI SONO STATE PRESENTATE alcune proposte inaccettabili», afferma la vicesegretaria generale della Cgil Gianna Fracassi: «in particolare sul tema dei condoni, un non contrasto all’evasione fiscale».