1. A conti fatti si risparmia la metà

Cominciamo da qui, dai soldi, perché è l’argomento «forte» del Movimento 5 Stelle, sebbene non originale. Il vero risparmio netto è quasi la metà di quello annunciato dai sostenitori del sì.

2. Non si toccano altre voci

Dividendo il risparmio annuo per tutta la popolazione italiana, l’Osservatorio sui conti pubblici ha concluso che si tratta dell’equivalente di un caffè (0,95 centesimi) all’anno per ognuno di noi 60 milioni. In cambio di un bel taglio alla rappresentanza.

3. Giù il rapporto tra eletti e popolo

Più è alto il rapporto tra il numero degli abitanti e il numero dei parlamentari (deputati e senatori), meno i cittadini sono rappresentati, nel senso che un parlamentare deve rappresentare una fetta maggiore di «popolo».

4. Diventeremo gli ultimi tra i paesi Ue

Non è corretto dire, come fanno i 5 Stelle, che con la riforma l’Italia si «allineerà» ai maggiori paesi europei. Il taglio di 230 deputati porterà il nostro rapporto a un deputato ogni 151mila elettori: diventeremmo il paese con la peggiore rappresentatività tra i 28 dell’Ue.

5. Territori penalizzati (chi più, chi meno)

Il problema della rappresentanza riguarda anche i territorio. Con il taglio si avrà una distribuzione maggiormente diseguale: in Trentino Alto Adige in media ci sarà un seggio per il senato ogni 171mila abitanti, in Sardegna uno ogni 328mila.

6. La soglia di sbarramento «naturale»

I partiti sono divisi sulla questione della soglia di sbarramento. Nella proposta all’esame della camera è fissata al 5%. Ma è solo la soglia «esplicita», quella scritta nella legge. Assai più alta è la soglia «implicita», quella che concretamente si dovrà raggiungere per avere un eletto.

7. Lavori più difficili, meno efficienza

Questa riforma non tocca i principali problemi dell’attività legislativa, come la sottomissione del potere legislativo alle esigenze di quello esecutivo o il funzionamento delle commissioni. Soprattutto perché è stata pensata con un chiaro intento antiparlamentare.

8. Regolamenti superati, ma non cambiati

Ma dove si avverte tutta l’incompletezza della riforma costituzionale voluta dei 5 Stelle è nel mancato aggiornamento dei regolamenti parlamentari. La vita delle minoranze sarà più difficile.

9. Il pasticcio del voto all’estero

Non avendo avuto il coraggio di rinunciare ai seggi assegnati all’estero, con il taglio dei parlamentari nazionali è stata tagliata anche la delegazione estera. Il deputato eletto nella circoscrizione più piccola (Africa, Asia, Oceania) sarà tre volte più rappresentativo di quello eletto nella circoscrizione più grande (Europa).

10. Un sacrificio lineare slegato da tutto

L’unica modifica costituzionale che è stata approvata a questa velocità (anche a maggioranza qualificata) è stata l’introduzione del pareggio di bilancio in Costituzione nel 2012. Quasi tutti se ne sono pentiti.