«Il popolo della Scozia deve avere il diritto di scegliere il proprio futuro». Sono le parole chiave della lettera firmata dalla first minister scozzese, Nicola Sturgeon, e indirizzata alla premier britannica, Theresa May, per chiedere un nuovo referendum entro due anni (quanti quelli previsti dal negoziato per la Brexit) sull’indipendenza dal Regno Unito, con l’ok del parlamento di Edimburgo che nei giorni scorsi ha votato a maggioranza per dare il via libera a una consultazione bis.

Il testo della lettera è stato ricevuto ieri a Londra e reso noto integralmente. In un passaggio Sturgeon, leader indipendentista dell’Snp, fa riferimento al «diritto di autodeterminazione» degli scozzesi, che nel 2014 si erano già espressi sulla secessione – vinsero i no con il 55,3% – ma che il 23 giugno hanno rigettato la Brexit con il 62% a favore del remain. Fonti di Downing Street hanno confermato che il governo britannico «respinge» la richiesta, come May ha già detto più volte, e quindi di non trasmetterla al parlamento. Senza il placet del governo, infatti, il dossier non può infatti approdare a Westminster, a cui dal punto di vista costituzionale spetta l’ultima parola e nel quale peraltro tutti i gruppi, salvo quello dell’Snp, si sono già dichiarati ostili.

Nella missiva, Sturgeon usa toni duri per lamentare di non avere avuto e non avere voce in capitolo sui negoziati per la Brexit. L’obiettivo di sottoporre la questione agli elettori entro la primavera del 2019 è legittimo «oltre qualsiasi dubbio», mentre il rifiuto di Londra è «democraticamente insostenibile», si legge.

La first minister scozzese avverte di essere pronta a «far avanzare» il dossier in seno al parlamento di Edimburgo se Londra non fosse «disponibile» ad aprire «una discussione» al riguardo. Una questione sulla quale May si è già espressa: il parlamento d’Edimburgo non ha competenza, ha riferito alla Camera dei Comuni.