Referendum appesi a 32 mila firme in più rispetto alle 500 mila necessarie. Un margine troppo ristretto perché i Radicali dormano sonni tranquilli fino al 2 dicembre prossimo, giorno in cui la Cassazione certificherà il mancato raggiungimento del quorum dei sei quesiti sulla «Giustizia giusta».

Già ieri però dal “Palazzaccio”, come i romani chiamano la sede di Piazza Cavour, erano arrivate voci che davano per bocciati i referendum presentati a fine settembre. Indiscrezioni subito smentite dal Comitato promotore: «Il conteggio delle firme non è ancora concluso – spiega la segretaria di Radicali Italiani, Rita Bernardini – Inoltre, a distanza di sessanta giorni dalla scadenza stabilita dalla legge, continuano ad arrivare dai Comuni italiani decine di pacchi di firme di sottoscrittori dei referendum, dodici delle quali nell’ultima settimana, giunti in ritardo per lentezze delle società di spedizione».

Un numero di firme però non sufficiente a modificare le sorti della consultazione popolare, anche se l’apposito ufficio della Cassazione deciderà nella riunione finale presieduta da Corrado Carnevale del 2 dicembre, se conteggiare anche le firme pervenute successivamente ai termini di legge tramite plichi postali.

Suspense sulle firme a parte – nell’eventualità, «presenteremo un fiducioso ricorso», ha già annunciato comunque Marco Pannella che, come Bernardini, nutre una profonda stima nei confronti del giudice Carnevale – rimane il giudizio politico. «Un’occasione sprecata», ha commentato la leader dei Radicali italiani lamentando la mancanza di un reale «Stato di diritto». La principale responsabilità ce l’ha, secondo Bernardini, il Pd, che «nutre un’ostilità storica nei confronti dei referendum: basti ricordare che il Pci era contrario perfino al referendum sul divorzio». Renzi, poi, «disse sprezzante che le riforme si fanno in Parlamento».

E «il Movimento 5 Stelle non ha sostenuto nemmeno il referendum contro il finanziamento pubblico dei partiti». Ma il flop vero c’è stato con la trovata mediatica di Silvio Berlusconi che firma, all’inizio di settembre, i sei quesiti sulla giustizia, abbandonando gli altri sei, alcuni dei quali contro le leggi criminogene partorite dai suoi stessi governi. Doveva essere il grande trampolino di lancio, Brunetta prometteva 5 milioni di firme, soprattutto nel Nord Italia. Ma solo il Sud ha risposto allo spot berlusconiano: Puglia, Calabria e Campania, soprattutto. «Un po’ di firme le abbiamo raccolte anche in Sicilia ma nettamente al di sotto delle aspettative», ricostruisce Bernardini. «Il problema però è che una parte del Pdl ha remato contro – aggiunge l’ex deputata –, la Lega che pure ci appoggiava non ha raccolto affatto le firme, e così dal Nord abbiamo ricevuto una delusione incredibile».

A tutto si è aggiunta la «scarsa capacità del Pdl a raccogliere le firme secondo quanto prevede la legge». «Che tristezza!», chiosa Bernardini. Proprio così: referendum a parte, come darle torto.