«Se io fossi cittadino di Roma, voterei a favore del referendum proposto dai Radicali, cioè contro la gestione scriteriata di Virginia Raggi del trasporto pubblico. Non è possibile che a Roma gli autobus brucino in orario, che il servizio Atac sia così insufficiente. E la responsabilità è dell’azionista, il Comune di Roma».

Matteo Renzi, che tenta di far dimenticare ai romani di essere stato tra i più efficaci promoter dell’attuale giunta capitolina e il principale affondatore del precedente sindaco (dem) che con tutti i limiti stava comunque tentando di cambiare il triste corso della storia della municipalizzata più indebitata d’Italia, si mette subito in sintonia con gli iscritti ai circoli romani che hanno deciso la linea del suo partito. I quali – non si sa se sedotti dall’ammiccante e divertente spot pubblicitario a sfondo sessuale lanciato dai promotori del referendum che si terrà a Roma l’11 novembre – hanno risposto in massa «Sì» alla proposta di liberalizzare (non privatizzare) il servizio di trasporto pubblico della Capitale.

Infatti, con il «primo referendum interno della storia del Pd» (uno strumento previsto dallo statuto ma mai utilizzato), condotto nei circoli romani dal 19 al 28 ottobre, 3500 iscritti hanno votato per scegliere la posizione ufficiale del partito riguardo i quesiti referendari che verranno proposti a tutti i cittadini romani. Il risultato è netto e forse inaspettato: con il 62,33% e il 60,95% dei voti, i dem della Capitale hanno scelto che il partito si schieri per il «Sì» ai due quesiti.

Nel primo si chiederà se si vogliono affidare tutti i servizi relativi al trasporto pubblico locale «mediante gare pubbliche», «anche a una pluralità di gestori e garantendo forme di concorrenza comparativa, nel rispetto della disciplina vigente a tutela della salvaguardia e la ricollocazione dei lavoratori nella fase di ristrutturazione del servizio».

Mentre il secondo recita: «Volete voi che Roma Capitale, fermi restando i servizi relativi al trasporto pubblico locale di superficie e sotterraneo ovvero su gomma e rotaia comunque affidati, favorisca e promuova altresì l’esercizio di trasporti collettivi non di linea in ambito locale a imprese operanti in concorrenza?».

Gli iscritti al Pd di Roma hanno poi anche risposto ad una terza domanda riguardante la necessità di intraprendere una mobilitazione permanente cittadina in difesa del diritto alla salute dei romani, del decoro e del recupero ambientale dei territori, a partire da quelli più compromessi, attraverso l’incremento della raccolta differenziata e la chiusura del ciclo dei rifiuti. Meno inaspettatamente, ben l’84,42% dei votanti ha risposto «Sì».

Ammette la sconfitta il comitato «Votiamo NOi» costituito dai dem del fronte opposto che fanno però notare come «solo il 30% degli iscritti ha impugnato la matita per esprimere il proprio voto» e «i risultati sono sensibilmente differenti, in special modo nei quartieri più periferici della città». Chiedono perciò alla direzione romana del partito di avviare un processo partecipativo «tra le varie anime» dem e «più profondamente in vista del nuovo progetto democratico per Roma», tanto più urgente «dopo la manifestazione di sabato scorso in piazza del Campidoglio».

Molto soddisfatti del risultato sono naturalmente i promotori e presidenti del Comitato «Sì Mobilitiamo Roma», Francesco Mingiardi, Alessandro Capriccioli e Riccardo Magi, il quale si è detto disponibile a candidarsi come successore di Virginia Raggi (che il giorno prima del referendum assisterà alla sentenza del processo in cui è imputata per falso), se si riuscisse a raggiungere il quorum. Secondo il deputato di + Europa e segretario di Radicali italiani, infatti, «forse un romano o due su dieci è a conoscenza dell’appuntamento, e ancora meno sanno che si tratta di un appuntamento istituzionale». E Emma Bonino dai microfoni di Un Giorno da Pecora spiega che la loro proposta intende superare l’attuale situazione in cui il controllore (il Comune) e il controllato (l’Atac, partecipata al 100% dal Campidoglio) coincidono.

Il risultato della consultazione interna al Pd non è piaciuto affatto, invece, alla Filt Cgil Roma e Lazio che sottolinea come l’orientamento dei dem «non fa altro che aumentare le distanze sul tema del lavoro e sulla necessità di dare valore ai beni comuni come reale opportunità di crescita della città».