Con una mail all’avvocato Besostri, la Corte costituzionale ha comunicato ieri mattina che le associazioni e la lista elettorale che si sono costituite contro l’ammissibilità del referendum elettorale proposto dalla Lega sono state ammesse a partecipare alla camera di consiglio di domani mattina. È la prima volta che accade e probabilmente la novità, che coincide con un giudizio molto atteso, è stata favorita da una modifica alle norme che regolano i giudizi della Corte, nel senso di una maggiore apertura alla società, approvata recentemente su impulso della neo presidente Marta Cartabia. La camera di consiglio inizierà alle nove e trenta, oltre ai difensori degli otto consigli regionali che, per iniziativa della Lega, hanno presentato la richiesta di referendum abrogativo, ci saranno così il Coordinamento per la democrazia costituzionale, l’associazione Attuare la Costituzione e il capogruppo dei deputati di Liberi e uguali Federico Fornaro. Alle dieci e trenta le porte si apriranno per un’udienza pubblica. Nel pomeriggio i giudici si riuniranno per decidere e potrebbero anche avere bisogno di continuare giovedì.

Il referendum escogitato dalla Lega porta all’estremo le caratteristiche di tutti i referendum elettorali che sono arrivati davanti agli elettori o sono stati solo proposti e respinti dalla Consulta in questi ultimi quasi trent’anni. Con la tecnica del ritaglio, l’abrogazione selettiva di alcuni paragrafi, qualche frase o solo una parola di diversi testi legislativi, si punta a introdurre un diverso sistema di voto. In questo caso vengono cancellati 43 commi o brandelli di commi da quattro diverse leggi. Il nodo anche questa volta sarà il giudizio che darà la Corte sul testo che verrebbe fuori dalla vittoria dei sì. Potrebbe essere di immediata applicazione? In questa chiave vanno lette le mosse tecniche delle ultime ore di favorevoli e contrari al referendum.

La maggioranza giallo-rossa, al costo di una rottura con Leu, ha accelerato la presentazione della sua proposta di legge di riforma costituzionale: riuscirà alla fine a far partire formalmente l’esame del testo proprio oggi pomeriggio in commissione alla camera. Un modo per far sapere ai giudici che il parlamento non è inerte e che anzi sta andando in direzione opposta a quella che propongono i promotori del referendum. Se dalla eventuale vittoria dei sì, infatti, uscirà un sistema totalmente maggioritario, con tutti i seggi assegnati in sfide uninominali dove chi arriva primo prende tutto, la bozza sostenuta dai 5 Stelle, dal Pd e da Italia viva prevede un sistema interamente proporzionale anche se con uno sbarramento alto (5%).

Matteo Salvini, invece, che con il quesito delle regioni punta a una rivoluzione del sistema istituzionale molto più estesa della sola modifica al sistema di voto, ha lanciato un messaggio con lo sguardo al dopo referendum. Ha fatto l’elogio del Mattarellum, legge elettorale cancellata proprio dalla Lega 15 anni fa e che accanto al 75% dei seggi assegnati con il sistema uninominale conservava un 25% di recupero proporzionale. In questo modo il capo leghista ha lasciato intendere che sarebbe pronto a lavorare in parlamento sul sistema che verrebbe fuori dal referendum, anche per attenuarne gli effetti iper maggioritari. Un segnale di disponibilità – e moderazione – alla vigilia di un passaggio assai delicato per la legislatura che vale doppio Perché inevitabilmente l’elogio del Mattarellum è anche un omaggio al suo autore, l’attuale capo dello stato.