La campagna della Cgil per abrogare i voucher e affermare la responsabilità solidale negli appalti è partita ieri dall’informazione. Da Roma a Bari, da Firenze a Milano, Napoli e Torino i segretari confederali e il segretario generale Susanna Camusso hanno incontrato i giornalisti di Sky, Repubblica e Corriere della Sera, Huffington Post e Tgcom24, il Tg3Lombardia e di altre testate e hanno chiesto al governo Gentiloni di convocare un ’«Election Day». Sono passati 26 giorni dalla pubblicazione della sentenza della Corte Costituzionale sull’ammissibilità dei quesiti referendari, ma la data non è stata ancora fissata dal governo. La richiesta della Cgil è di farla coincidere con quella delle elezioni amministrative. «Abbiamo raccolto milioni di firme a sostegno dei quesiti – ha detto Camusso – i cittadini hanno diritto ad esprimersi. Un election day permetterebbe di non sperperare denaro pubblico».

Corso Italia insiste sulla Carta dei diritti universali presentata insieme ai quesiti referendari. In un incontro tenuto ieri con il gruppo del Movimento 5 Stelle alla Camera, Camusso si è detta «preoccupata» per lo slittamento della discussione parlamentare sulla carta che ambisce a diventare un nuovo statuto del lavoro, diversamente dagli impegni presi anche dal Pd. Negli incontri a Sky, Repubblica e all’Huffington Camusso ha invitato a considerare i «Sì» ai referendum e la carta dei diritti come il risultato di un’iniziativa organica. Anche se il quesito più centrale – quello sul ripristino dell’articolo 18 abolito dal Jobs Act di Renzi – è stato cassato dalla Consulta, le due iniziative sono ispirate all’idea di «ricostruire un’identità del lavoro», oggi «frammentata» e rischia di «dissolversi o tornare indietro di decenni». La descrizione del lavoro oggi è drammatica: riemergono «forme di schiavismo»: «Magari – sostiene Camusso – le vediamo come lontane, perché appartengono al mondo dell’agricoltura e dell’edilizia, ma quando diventano forme tollerate e consentite» possono anche «allargarsi».

La vertenza più delicata che la Cgil ha incontrato ieri è stata quella di Sky. L’azienda ha deciso di trasferire da Roma a Milano 300 persone, tra tecnici e giornalisti, e prevede 200 esuberi. Lunedì scorso l’assemblea dei giornalisti ha votato con 122 voti a favore, 11 contrari e 1 astenuto la proposta di trattare con l’azienda. Il rischio è dividere il fronte con i tecnici e il personale amministrativo. Venerdì scorso l’azienda ha inviato un piano industriale e editoriale, ma non ha accettato una serie di integrazioni proposte dal comitato di redazione.

Per Stampa Romana «le linee guida sul piano editoriale violano il contratto nazionale e rappresentano un precedente pericoloso per le aziende che vogliono disapplicare il contratto di lavoro. La mancata sospensione delle trattative individuali sui trasferimenti nega il concetto stesso di relazioni sindacali».

Nell’incontro con i lavoratori di Sky Susanna Camusso ha detto che si farà «portavoce» della richiesta di aprire un tavolo a palazzo Chigi. Sky «non appare un’azienda qualunque in un momento di difficoltà, è un grande gruppo: lo shock è anche doppio perché nulla faceva pensare di essere in una situazione di difficoltà». «Qui – ha proseguito – non esiste uno stato di crisi e a meno di credere che ci sia stato un impazzimento. Al presidente del consiglio Gentiloni voglio proporre un’etica del lavoro in questo paese. Di sentire dire che chi ha un lavoro con un contratto e diritti è un privilegiato non ce la faccio più».