Mai prima di ieri era stata lanciata una sfida simile: raccogliere le 500mila firme necessarie a chiedere un referendum in soli 20 giorni. Molto sopra le righe anche la prima risposta: 50mila persone hanno sottoscritto la richiesta di andare a votare per depenalizzare la cannabis in appena sei ore. «Stiamo facendo la storia», hanno esultato alle 17 i promotori. Pochi minuti prima avevano terminato la conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa referendaria.

«Abbiamo lanciato una sfida folle, ma serve un po’ di follia per richiamare la politica alle sue responsabilità sul tema delle sostanze», ha detto Antonella Soldo, di Meglio Legale. L’obiettivo è ambizioso ma possibile grazie a un emendamento al decreto Semplificazioni votato il 20 luglio scorso in commissione Affari costituzionali. Da quel giorno è consentito firmare online per i referendum anche in attesa della promessa piattaforma governativa. Questa storica innovazione ha già dato un forte impulso alla campagna referendaria per l’eutanasia legale, che dopo aver sfondato il tetto delle 500mila firme ora punta a quota 750mila. Dall’entusiasmo per quel risultato è nata la spinta a giocare la carta con la foglia a cinque punte, con una differenza: per la cannabis l’unico banchetto di raccolta delle firme potrebbe essere il sito referendumcannabis.it.

IL QUESITO per la depenalizzazione è stato depositato in Cassazione il 7 settembre da un gruppo di esperti, giuristi e militanti attivi contro le politiche proibizioniste. L’iniziativa è coordinata dalle associazioni Luca Coscioni, Meglio Legale, Forum Droghe, Antigone, Società della ragione e sostenuta da +Europa, Sinistra italiana, Possibile, Potere al popolo e Rifondazione comunista. Con la modifica degli articoli 73 e 75 del Testo unico sulle droghe si propongono tre importanti innovazioni. Due riguardano il piano penale: «depenalizzare la coltivazione di qualsiasi sostanza» (rimangono le fattispecie applicabili all’uso non personale) ed «eliminare la pena detentiva per qualsiasi condotta illecita relativa alla cannabis» (restano le multe ed è esclusa l’associazione finalizzata al traffico). L’altra novità è di tipo amministrativo: stop alla sospensione della patente disposta per tutti i consumatori (la modifica non riguarda la guida sotto effetto di sostanze psicotrope).

«Abbiamo un’occasione preziosa per cambiare una legge che continua a fare danni enormi. Dobbiamo dire basta al mercato criminale della cannabis, basta ai tribunali soffocati e alle carceri sovraffollate», ha detto Riccardo Magi (+Europa). In Italia le stime sull’utilizzo di cannabinoidi parlano di sei milioni di consumatori, ma la questione riguarda anche chi non ama arrotolare hashish e marijuana. Nell’ultima relazione annuale al parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze si legge che il mercato degli stupefacenti italiano ha un giro d’affari di 16,2 miliardi di euro, di cui il 39% dipende da cannabis e derivati. Tanti soldi che alimentano le organizzazioni criminali ma potrebbero finire nelle casse pubbliche, come avviene nei sempre più numerosi Stati che hanno legalizzato.

IL 30% DEI 53.364 detenuti sono in carcere per l’articolo 73 del testo unico sulle droghe e il 75% delle segnalazioni all’autorità giudiziaria legate agli stupefacenti riguardano la cannabis, secondo i dati forniti da Giulia Crivellini (Radicali italiani). I singoli soffrono la privazione della libertà personale, mentre sul paese ricade il costo sociale ed economico di carceri strapiene e tribunali intasati per reati spesso di scarsa rilevanza penale.

Per la riduzione di pena dei fatti di lieve entità, oltreché per la depenalizzazione della coltivazione domestica di marijuana, mercoledì scorso è stato approvato un testo base in Commissione giustizia della Camera. La decisione ha scatenato le ire delle destre che promettono opposizione e ostruzionismo. «L’iter parlamentare e la campagna referendaria si rafforzeranno a vicenda», sostiene Magi.

IL TERMINE per la raccolta firme è il 30 settembre, ma il deputato ha chiesto di posticiparlo al 31 ottobre (come per le analoghe campagne in corso). Se quota 500mila sarà raggiunta in tempo, dopo il vaglio di Cassazione e Corte costituzionale il voto ci sarà nella primavera 2022. Insieme a quello degli altri referendum in campo: eutanasia legale e giustizia giusta.

Quest’ultimo è promosso da tutt’altro schieramento politico: Partito radicale e Lega, con il sostegno del centrodestra. La coincidenza potrebbe aiutare a raggiungere il quorum. I cortocircuiti politici sarebbero dietro l’angolo.