Sono 1,1 milioni le domande di reddito e pensione di cittadinanza che sono state accolte dall’Inps fino all’inizio di gennaio 2020. Tra queste famiglie che hanno ottenuto il beneficio 56 mila sono decadute. Le famiglie titolari di reddito (916 mila per 2,4 milioni di persone coinvolte) e di pensione di cittadinanza (126 mila con 143 mila persone coinvolte) sono nel complesso 1.041.000 per oltre 2,5 milioni di persone coinvolte dal sussidio. L’importo medio mensile percepito da queste famiglie ammonta a 493 euro. Lo si legge nell’Osservatorio Inps sul Reddito di cittadinanza.

Il «reddito di cittadinanza», in realtà un sussidio di ultima istanza che sarà vincolato al lavoro, alla formazione e alla mobilità obbligatoria dei beneficiari anche su tutto il territorio nazionale, è stato erogato per il 90% dei casi ai cittadini italiani. Solo il 6% risulta erogata a cittadini extracomunitari e per il 3% a cittadini europei. Per l’1% è erogato a familiari di queste categorie. Questa composizione percentuale – spiega l’Inps nel suo Report sul Reddito – «non è variata rispetto a quella delle domande presentate fino a settembre, pur in seguito allo sblocco dei pagamenti di 40 mila domande di cittadini extracomunitari avvenuto nel mese di dicembre». È la conseguenza dell’esclusione dei cittadini extracomunitari che risiedono in Italia da meno di dieci anni. Una decisione zenofoba decida dal governo Lega-Cinque Stelle «Conte 1» e, fino a questo momento, confermata anche da quello Cinque Stelle-Pd «Conte 2». È l’evoluzione dell’idea vengono «prima i poveri italiani». Quelli stranieri non esistono. Una norma xenofoba da abolire.

All’Anpal servizi, cuore del sistema del «reddito», prosegue il conflitto tra il sindacato delle Clap che rappresenta buona parte dei 654 precari ma è stato escluso dalle trattative e l’azienda che ne vuole stabilizzare 400, per di più vincolando l’assunzione a una «valutazione positiva delle prestazioni». Anche per i sindacati Cgil, Cisl e Uil ciò significa accrescere la discrezionalità ed è «irricevibile». Le Clap hanno annunciato uno sciopero e un nuovo presidio al Ministero del lavoro