«Sono un anarchico, credo nella libertà. Rifarei questa scelta mille volte». Ieri su account social curdi è apparso un video-messaggio di Lorenzo Orsetti, il combattente italiano delle Ypg ucciso lunedì dall’Isis in Siria.

Ieri sera il padre Alessandro, in un incontro al circolo Arci di Rifredi, ha fatto sapere che il corpo del figlio sarebbe stato recuperato: «I compagni curdi lo avrebbero riconosciuto».

Le stesse Ypg, le unità di difesa popolare di Rojava, dopo aver contattato già lunedì la famiglia di Orso, ieri hanno rilasciato un comunicato: «Lorenzo Orsetti, nome di battaglia Tekoser, si è unito alle forze di difesa di Rojava nel 2017. Come rivoluzionario internazionalista, è stato parte attiva della lotta per la libertà».

Dopo l’iniziale silenzio delle istituzioni, ieri la Farnesina ha chiamato la famiglia del giovane, mentre il sindaco di Firenze Nardella riportava del colloquio avuto con il capo gabinetto del ministero degli Esteri, Guariglia, e annunciava una commemorazione a Palazzo Vecchio, venerdì prossimo.

Nelle stesse ore in Sardegna si svolgeva l’udienza alla seconda sezione penale di Nuoro sulla richiesta della questura di sottoporre a sorveglianza speciale Pierluigi Caria, ex combattente Ypg. Tutto rinviato al 18 aprile, fa sapere il suo legale Gianfranco Sollai, in un’intervista all’Unione sarda: «Il tribunale non sta più concentrando l’attenzione sulla partecipazione del Caria in Siria con le Ypg ma su altri fatti».

Fatti che, come sottolineano anche i cinque ex combattenti torinesi che dovranno affrontare identica udienza lunedì prossimo, hanno a che fare con le attività politiche locali. Ieri il delegato del questore di Nuoro ha portato come «prove» della pericolosità sociale una scritta su un muro («Socialismo e indipendentzia ») e il presunto ruolo in un blocco stradale a una manifestazione dei pastori sardi.

Per Digos e Questura tali atti giustificherebbero la limitazione della libertà di una persona in assenza di reato. Fuori dal tribunale di Nuoro un presidio ha portato solidarietà a Caria e protestato contro la criminalizzazione di persone in prima linea contro il terrore e il fascismo dell’Isis.

Come Orso che oggi in tanti fanno la fila a piangere, per poi storcere il naso di fronte al suo dichiarato ideale politico. Lo ha ben capito l’Anpi: mesi fa aveva nominato Lorenzo partigiano honoris causa.