Non è ancora il momento di decidere come spendere il bottino europeo, anche se i partiti hanno già parecchie ideuzze in merito. Alcune delle quali autorizzano il dubbio che ministri e leader politici neppure leggano i giornali dal momento che sono ipotesi incompatibili con i vincoli del Recovery Fund. I 5S, ad esempio, vogliono adoperarli per tagliare le tasse: Rutte si fregherebbe le mani di fronte a una simile violazione degli accordi, che prevedono di spendere quei soldi per gli investimenti, in particolare mirati sulla green economy e la digitalizzazione. Delle quali in effetti parlano un po’ tutti. Fra le priorità ci sarebbe anche il riequilibrio delle diseguaglianze sociali: di quelle però non parla nessuno.

MA APPUNTO è storia di domani. Oggi si tratta di decidere chi dovrà scegliere che fare col cospicuo gruzzolo. La task force ideata da Conte non piace a nessuno. Non che lo si possa ammettere apertamente ma la convinzione trasversale, unanime e bipartisan è che il trionfatore di Bruxelles ci abbia preso un po’ troppo gusto a decidere tutto da solo, come si è abituato a fare nei mesi del Covid 19. Renzi aveva attaccato già in aula, dopo l’informativa del premier: «Quale task force! Molto meglio un dibattito parlamentare in agosto». Forza Italia ha rilanciato: «Presenteremo una mozione per istituire una bicamerale che garantisca il ruolo centrale del Parlamento nella gestione delle risorse», annuncia la capogruppo al Senato Bernini. Il Pd concorda e prepara a propria volta una mozione per una commissione straordinaria.

I 5S non se la sentono di criticare il Magnifico di Bruxelles. «Siamo disponibili alla task force ma con massima condivisione delle decisioni con il Parlamento». Detto fatto, il presidente della Camera Fico entra in campo: «La prima task force è il Parlamento. Farà il suo con un atto di indirizzo e poi con un voto». Anche lui pensa a una commissione speciale, subito appoggiata da Fi. Dunque il Parlamento non sarà ammutolito come nella crisi Covid. Probabilmente non si arriverà a una bicamerale, anche perché i tempi tecnici per istituirla sarebbero troppo lunghi, ma le commissioni speciali nelle due camere dovrebbero solennizzare il ruolo delle stesse.

Però ci sarà anche la task force, non solo perché il premier la vuole ma anche perché non si può pensare di tagliare fuori dal processo decisionale gli enti che poi dovranno materialmente gestire il Piano, come la Cassa depositi e prestiti o il Cipe. Quanto il ruolo di indirizzo e decisione finale del Parlamento sarà tale di fatto e quanto solo di nome è dunque una partita aperta.

CHIUNQUE sia a tenere i cordoni della borsa, è comunque certo che una porzione cospicua dovrà andare alla Sanità. Mercoledì sera il ministro Speranza ha quantificato: 20 mld. Molti anche tra i ministri seduti al suo fianco hanno interpretato le sue parole come una lancia spezzata a favore del Mes. Non è proprio così. Speranza ritiene che quella cifra sia necessaria, nel corso dei prossimi anni, per rimettere in piedi la sanità territoriale, colmare vuoti e diseguaglianze: che poi arrivi dal Mes o dal Recovery Fund non importa, sottolineano dal ministero. Solo che trattandosi di una somma più che considerevole che la si debba o no detrarre dal totale del Recovery importa invece parecchio. Ma le acque, in quel mare, sono per la maggioranza più tempestose che mai. Ieri all’Europarlamento il M5S ha votato con Lega e FdI una mozione leghista contro l’adozione del Mes, poi respinta. Il resto della maggioranza, ma anche Fi, hanno invece votato contro. Una simile spaccatura, a festeggiamenti per l’esito di Bruxelles non ancora smaltiti, non è un buon segnale.

QUANTO A SOLDI, comunque, la prima urgenza è garantire l’approvazione del nuovo scostamento di bilancio di 25 mld. L’opposizione non ha ancora deciso come votare: «Non credo si possa ripetere l’esperienza del dl Rilancio, quando l’opposizione non è stata ascoltata in nulla nonostante avesse permesso lo scostamento. Dunque vedremo ma di certo la posizione del centrodestra sarà univoca», annuncia la capogruppo Bernini.

La maggioranza è certa di disporre comunque di almeno 163 voti: due in più del necessario per approvare lo scostamento.