Gli scarsissimi investimenti per la mobilità sostenibile nelle grandi città italiane – tram, metropolitane, servizi di trasporto pubblico, mezzi elettrici, car-sharing e piste ciclabili – rischiano di costarci cari, anzi carissimi. Una multa dall’Unione europea che potrebbe equiparare gli investimenti non fatti, al netto di posti di lavoro non creati e servizi non garantiti, senza parlare di disagi e costi sociali, anche vittime come nel caso dell’incidente di Milano.

È questa la conclusione a cui si potrebbe arrivare martedì prossimo a Bruxelles, quando il commissario europeo per l’ambiente Karmenu Vella ha convocato i nove ministri delle nazioni sotto procedura d’infrazione per i livelli di smog, in particolare polveri sottili (Pm10) e biossido di azoto (No2) che sono, oltre a l’Italia, Germania, Francia, Spagna, Regno Unito e quattro paesi dell’Est Europa (Repubblica ceca, Ungheria, Romania, Slovacchia).

Sì, perché l’Italia è il Paese che sta peggio di tutti. Lo si deduce dal focus di confronto tra i livelli di inquinamento atmosferico nelle varie grandi città europee realizzato da Legambiente e pubblicato ieri come anticipazione al più voluminoso dossier annuale Mal’aria 2018 che sarà presentato domani.

Torino, Milano e Napoli sono in testa alla classifica negativa delle città europee con l’aria più cattiva. La concentrazione annua e di polveri sottili si attesta rispettivamente a 39 (Torino), 37 (Milano) e 35 (Napoli), microgrammi di Pm10 per metro cubo di aria contro una media di 29 microgrammi in città paragonabili come Siviglia, Marsiglia o Nizza. Parigi si attesta a un settimo posto, come Roma che però avrebbe a suo vantaggio una configurazione geomorfologica più ottimale – clima ventilato e ampi spazi verdi di ciò che resta dell’Agro romano – più nessuna grande concentrazione industriale nel suo hinterland.

«Il fatto è che a Roma la rete metropolitana è assolutamente insufficiente e il servizio di trasporto pubblico del tutto carente – ci spiega Andrea Minutolo, coordinatore dell’ufficio scientifico di Legambiente – ma non è solo un problema della capitale. Il dato più eclatante è che quanto a chilometri di metropolitane l’intera rete italiana è inferiore alla sola rete di Madrid».

Secondo i dati presi in esame dall’associazione ambientalista ( il rapporto Oms 2016 che si riferisce agli anni 2013-2014, con gli aggiornamenti che le città hanno reso disponibili negli anni più recenti) negli ultimi tre anni la pessima situazione italiana sulle concentrazioni di inquinanti nell’aria urbana non ha fatto alcun miglioramento. E il 60% della popolazione italiana concentrata nelle città respira livelli di smog al di sopra dei limiti consentiti per legge di 50 microgramm di Pm10 per non più di 35 giorni l’anno. «La responsabilità è del sistema di mobilità urbabo – spiega Minutolo – che continua a privilegiare l’auto privata». L’ Italia, ricorda, ha il più alto tasso di motorizzazione a livello europeo: 65 auto ogni 100 abitanti.