Positivi al Covid in Campania 544 (un morto) su 7.504 tamponi, è il dato comunicato ieri dall’Unità di crisi che fa segnare il record e pone la regione in vetta alla classifica. Il totale dei positivi campani su 644.967 tamponi sale a 15.707, 10.207 sono in provincia di Napoli (4.709 nel capoluogo). La Lombardia cede lo scettro di epicentro dei contagi e si prende una rivincita sul governatore campano, Vincenzo De Luca, dichiarando la disponibilità ad accogliere gli infetti nell’ospedale nella Fiera di Milano. Vista da Sud, più che solidarietà sembra una provocazione.

I posti letto di terapia intensiva occupati nelle 5 province campane sono 52 con 99 ancora disponibili. I positivi, infatti, sono soprattutto asintomatici o paucisintomatici e si concentrano nei reparti di degenza ordinaria: 521 occupati e 663 ancora liberi. E poi c’è la Fase C, cioè l’ulteriore aumento di strutture previsto dal piano della regione, inclusi i Covid center prefabbricati di Napoli, Caserta e Salerno (con gli ultimi due mai entrati in funzione). Ieri il comunicato dell’Unità di crisi assicurava: «In caso di necessità si prevede l’attivazione di 600 posti letto di degenza, 200 di sub-intensiva e 200 di terapia intensiva». Oggi un incontro tra De Luca e il ministro Speranza, oggetto anche la fornitura di test salivari. Ieri è arrivato il via libera ai privati per effettuare i test.

La situazione sembra paradossale: a marzo c’erano meno casi ma le sirene delle ambulanze scuotevano il silenzio e si contavano i morti. Oggi il virus circola veloce ma la popolazione cerca di raggiungere una quasi normalità: tutti a lavoro e a scuola, in giro nelle metro e sui bus affollati perché il servizio resta insufficiente e spesso va in panne. Ogni tanto un plesso scolastico chiude per sanificare (due ieri). La mascherina in Campania è tornata sui visi anche all’aperto prima del dpcm del governo, la movida si ferma alle 23.

Fase 1 o fase 2, il problema è non far collassare gli ospedali. Un compito difficile nell’area partenopea dove, tra Napoli e provincia, si contano oltre 3milioni di abitanti con una densità tra le più altre d’Europa. La quarantena, per chi vive in case piccole e ha una famiglia numerosa, diventa il vettore del contagio. L’Asl Napoli 2 ha pubblicato un bando per fittare due hotel: uno per le isole di Ischia e Procida (20-40 camere), l’altro per l’hinterland (30-60 camere). Dovranno ospitare i pazienti positivi ma asintomatici. Lo stesso dovrebbe accadere a Napoli città per la struttura alberghiera dell’Ospedale del Mare (mai entrata in funzione) e che dovrebbe essere riconvertita per la degenza degli asintomatici, anche se nelle corsie si chiedono chi poi farà assistenza.

Sapere cosa sta succedendo nei raparti non è facile perché la regione da lunedì impedisce a strutture e personale di parlare con la stampa (ieri sera la precisazione: solo per le informazioni epidemiologiche). Le informazioni bisogna rimediarle con interviste «clandestine». Tra i camici bianchi c’è chi spiega: «Chi non ha sintomi deve stare negli hotel e poi ci vogliono strutture solo Covid per chi ha bisogno del ricovero. La mortalità per infarto è aumentata del 27%, i malati di tumore nel 30% dei casi hanno interrotto le cure, gli interventi chirurgici sono diminuiti del 47%, i tempi di attesa per una consulenza cardiologica (prima di 48, 90 ore) sono diventati mesi».

E gli infermieri: «Il pronto soccorso dell’Ospedale del Mare è ingolfato. Hanno preso l’area triage verde e l’hanno trasformata in area sospetti semplicemente mettendo sedie e paraventi, non c’è neppure il bagno. Ti fanno un test rapido e poi ti mandano in corsia. Sabato in Otorino a un paziente il tampone è risultato positivo. Ogni volta che succede bisogna chiudere e sanificare. Nel centro Covid della struttura ci sono 4 infermieri a turno per 30 pazienti, al Loreto mare sono 4 per 10 pazienti».