CHEAP è un progetto di arte pubblica nato a Bologna nel 2012, mentre un terremoto traumatizzava l’Emilia, per volontà di sei donne. L’esigenza di dare forma a occasioni di condivisione e libera espressione in cui riappropriarsi della città e viverla come spazio aperto e creativo ha fatto sì che CHEAP si strutturasse come festival diffuso per Bologn, invitando street artist a realizzare poster cartacei concepiti specificamente per il luogo in cui sarebbero poi stati affissi. Dopo cinque anni, CHEAP ha deciso di proseguire il suo percorso di arte e attivismo in altre forme e con progetti diversi: «Sembra la scelta più naturale vista l’identità di CHEAP, così fortemente legata all’impermanenza: se nulla (fortunatamente) dura per sempre, figuriamoci se può farlo un festival», si legge sul loro sito.

IL COLLETTIVO chiarisce inoltre la propria visione sul rapporto tra arte e spazi urbani: «sempre più spesso un pezzo non viene considerato gesto vandalico (!) ma street art se (e solo se) fatto con un permesso in tasca e associato ad una qualche mirabolante forma di riqualificazione; vediamo sempre più fiori disegnati sui muri a scapito di gesti che vanno oltre al muro; siamo testimoni di un numero preoccupante di tentativi atti a normalizzare un’esperienza che ha senso se (e solo se) riconosciuta nei termini della propria eccedenza». Dopo «La lotta è FICA», progetto ideato per rappresentare il femminismo intersezionale, antirazzista, body e sex positive, CHEAP sta per partire con la nuova campagna di affissioni «RECLAIM your future». Al bando chiusosi il 25 maggio e rivolto non solo a street artist ma anche a chi si occupa di grafica, fotografia, illustrazione e arte visiva in generale, hanno risposto in 696 da 37 Paesi del mondo. In 247 hanno passato la selezione e così, dalla prossima settimana, la città avrà 279 nuovi poster disseminati per le bacheche del circuito CHEAP On Board nel centro di Bologna. La mappa delle affissioni con i nomi di chi firma le opere si trovano su cheapfestival.it.

ANCHE questa volta, il progetto coniuga ibridazione di linguaggi e provenienze geografiche per affrontare dal basso il cambiamento sociale. Alle persone partecipanti è stato chiesto infatti di usare il poster per riflettere su cittadinanza, diritti e privilegi, sui soggetti che ne godono e quelli a cui sono negati. Tutto ciò, in relazione agli spazi e alla città: «Per scoprire se la città è un rifugio – e in questo caso, chi ha diritto a rifugiarvisi».