Licenziati illegittimamente e sottopagati. La Corte d’Appello di Torino, sezione lavoro, condanna la cooperativa multiservizi Rear, presieduta da Mauro Laus, imprenditore e nome di spicco del Pd torinese, attuale presidente del Consiglio regionale del Piemonte, al risarcimento di due lavoratori ingiustamente estromessi dalla società. Entrambi per insubordinazione.

La Rear è un gigante sotto la Mole, ha appalti in musei e partecipate e si occupa preferibilmente di vigilanza e accoglienza. La vicenda sul presunto sfruttamento dei suoi lavoratori esplose a fine 2012, quando il regista Ken Loach rifiutò di ricevere il Gran Premio Torino promosso dal Torino film festival. Motivo: al Museo nazionale del cinema, a cui fa capo il Tff, alcuni servizi sono esternalizzati e le persone sottopagate. Cinque euro lordi all’ora con l’applicazione dello svantaggioso contratto Unci (Unione nazionale cooperative italiane). E come se non bastasse, un clima pesante fatto di pressioni e, appunto, licenziamenti.

Tutto iniziò nell’estate del 2011 dopo le proteste interne per il taglio del 10% di stipendio. Una delle lavoratrici, successivamente licenziate, si oppose alla riduzione del 10% della retribuzione mensile lorda. Nel ricorso, dopo l’estromissione, la donna, in servizio al Museo del cinema, aveva, infatti, evidenziato il diritto costituzionale a una retribuzione equa e sufficiente. Non consentito, invece, dal contratto Unci. La sentenza d’appello, così, si esprime: «Pare dunque corretta la decisione del primo giudice che, accogliendo la prospettazione della ricorrente, ha riconosciuto il diritto della stessa ad avere applicato il trattamento economico previsto dal contratto nazionale delle Confcooperative/Cgil-Cisl-Uil, essendo il contratto stipulato dalle organizzazioni datoriali e sindacali comparativamente più rappresentative a livello nazionale nella categoria».

I giudici hanno considerato illegittimo il licenziamento per giusta causa intimato alla lavoratrice, per l’evidente sproporzione della sanzione adottata. La Corte d’Appello ha rideterminato in 8 mensilità della retribuzione globale il risarcimento dovuto all’ex dipendente della cooperativa.

Un altro caso di licenziamento illegittimo, estromesso per «insubordinazione», ha riguardato un lavoratore della Rear in servizio alla Pinacoteca Albertina. Anche in questo caso prima della cacciata, ci fu un cambio di mansione. La presunta aggressione a un superiore è, invece in sede legale, stata ridimensionata «a una discussione animata». Il licenziamento ha violato il principio di proporzionalità tra il fatto contestato e la sanzione. Ecco, perché è illegittimo.

Allo stesso tempo, la Corte ha considerato legittima la richiesta del lavoratore di avere il riconoscimento economico previsto dal contratto confederale, con cui doveva essere inquadrato, come anche acclarato da una circolare diffusa nel 2012 dal ministero del Lavoro. La Corte di Torino, respingendo il ricorso principale di Rear, ha rideterminato in 10 mensilità il risarcimento dovuto al lavoratore e 101 mila euro l’ammontare delle differenze retributive a lui spettanti.

Salario non legittimo, quindi. Aveva ragione Ken Loach quando disse: «Accettare il premio e limitarmi a qualche commento critico sarebbe un comportamento debole e ipocrita. Non possiamo dire una cosa sullo schermo e poi tradirla con le nostre azioni. Per questo motivo, seppure con grande tristezza, mi trovo costretto a rifiutare il premio». La vicenda è diventata lo scorso anno un film documentario «Dear Mr. Ken Loach», con protagonista, tra gli altri, Federico Altieri, il lavoratore che si era più esposto, con l’aiuto dell’Usb, contro lo sfruttamento. Anche il suo licenziamento era stato considerato illegittimo.