Ci sono tutti, ma proprio tutti per salutare Francesco, dai comitati della Terra dei fuochi ai papa boys, dai trans alle suore di clausura, dalle diocesi di mezzo Sud ai laici che pure gli riconoscono un grande carisma. Da Pompei al lungomare di Napoli una maratona infinita di un evento in 7 tappe che inizia la mattina alle 8 e termina alle 6 della sera, dove la fede si mischia al folklore in una città scenario perfetto per il papa pop che fa addirittura sciogliere straordinariamente (seppur a metà) il sangue di San Gennaro nella basilica del Duomo. Un bagno di folla, si parla di 3 milioni di fedeli con bandierine, cappellini e gadget. Caos nei luoghi di passaggio di Bergoglio, paesaggio lunare nelle strade limitrofe o abbandonate allo scorrere della papamobile che anche in questa visita era priva di blindature. Città invece messa in sicurezza, controllata da tiratori scelti, da centinaia di poliziotti in borghese, dal blocco totale della circolazione stradale e navale, 25mila transenne, 30 chilometri di zona rossa.

Fedeli accampati di notte a Pompei, fin dalle prime luci del giorno in Piazza Plebiscito e davanti il carcere di Poggioreale per vedere da vicino il pontefice. E Francesco con grande pazienza non ha lesinato parole di conforto, sorrisi, baci per i bambini iniziando prestissimo, dopo un passaggio al santuario di Pompei, da Scampia nella piazza intitolata a Giovanni Paolo II, passato proprio da qui quasi 25 anni prima.

Immigrazione, lavoro, corruzione, camorra, ma anche sostegno alla famiglia. Il papa ha toccato tutti gli argomenti preferiti dalla sua gente e ha raccolto consensi. All’ombra delle vele Corazon, una migrante filippina, chiede più rispetto per gli stranieri, Michele la dignità per chi il lavoro non ce l’ha e il presidente della corte d’appello di Napoli Antonio Buonaiuto una parola contro le organizzazioni criminali. E così arrivano i primi messaggi che si apprestano a diventare frasi cult di questa visita partenopea: «Tutti siamo migranti, figli di Dio in cammino»; «La corruzione spuzza»; E ancora: «Da umile fratello dico ai criminali: convertitevi» e ai lavoratori: «Alzate la testa e non rimanere zitti contro lo sfruttamento». Su questo argomento cita la testimonianza di un’operatrice turistica che lavora 11 ore al giorno per 600 euro: «Questo non è lavoro è schiavitù».

Poi il saluto in napoletano a una «città difficile, ma mai triste» in una delle roccaforti della camorra, ma dove gli onesti restano la maggioranza: «A Madonna v’accumpagna» dice benedicendo il quartiere simbolo di degrado, ma anche della possibilità di riscatto.

Così il papa percorre le strade cittadine, dalla periferia al centro, in un lungo serpentone di cittadini festanti, di palloncini e di selfie. In piazza del Plebiscito durante la funzione religiosa è la parola speranza a fare da protagonista: «Non cedete alle lusinghe di facili guadagni e redditi disonesti – dice Bergoglio dal palco davanti al colonnato della chiesa di San Francesco di Paola – reagite con fermezza a chi sfrutta e corrompe i giovani, i poveri e i deboli con il cinico commercio della droga e altri crimini». Nemmeno il tempo di prendere fiato e il papa si reca dai detenuti di Poggioreale, uno degli istituti di pena considerati tra i peggiori del paese. Ne incontra una novantina, gli hanno preparato il pranzo pasta e agnello al forno, patate novelle. Tra i commensali anche alcuni transessuali e malati di Aids per tutti un messaggio di inclusione: «I carcerati troppo spesso sono tenuti in condizioni indegne della persona umana – dice Bergoglio – e dopo non riescono a reinserirsi nella società il carcere in senso negativo, può diventare un luogo di inclusione e di stimolo per tutta la società, perché sia più giusta, più attenta alle persone». Come da programma alle 15 il pontefice sempre accompagnato dal meno popolare cardinale Sepe è nella basilica del Duomo. Qui bacchetta le confraternite che non devono vivere nel lusso, ma portare conforto agli ultimi invece di guardare la Tv. L’ampolla con il sangue del santo protettore si scioglie a metà: «Significa che dobbiamo convertirci di più». Passaggio nella chiesa del Gesù dove il papa argentino incontra i malati, tra loro molti bambini ospedalizzati del Santobono. Infine arriva sul lungomare dove la festa è partita già nel primo pomeriggio.

Con il mare sullo sfondo il capo della sacra romana chiesa lancia il suo messaggio più duro: «La teoria del gender crea molta confusione, la famiglia è sotto attacco e va difesa dalla colonizzazione del pensiero». E’ sempre il papa che ha aperto ai gay con il suo «chi sono io per giudicare», ma i valori del Vaticano non si toccano. E quindi il papa striglia le coppie di fatto: «I giovani non vogliono sposarsi preferiscono convivere poi magari decidono solo se arriva un figlio». Stoccata anche sui matrimoni da ristorante e bomboniere e a chi invece di avere bambini si prende un cagnolino o un gattino, mentre con gli anziani si mette in pratica dal cultura dell’usa e getta. Ancora una volta Bergoglio ribadisce di non avere ricette sui silenzi di Dio, come per la sofferenza dei più piccoli, ma il finale a sorpresa e per rilanciare il sinodo sulla famiglia, come a dire che pur essendo un gesuita progressista i cattolici non sono pronti a troppi sconvolgimenti nelle loro certezze.

Al tramonto l’ultimo saluto a Mergellina a Napoli e poi il ritorno a Roma.