La Francia ha tagliato la testa a un re, ma resta un paese impregnato di abitudini monarchiche. Domenica sera, dopo 5 mesi al potere e alcuni grandi discorsi di fondo ma senza contraddittorio, oltre a rare interviste alla stampa scritta (nazionale e internazionale), il re Macron si è finalmente piegato alla consuetudine di un’intervista televisiva, seguita da 9,5 milioni di persone su Tf1 (più 1,5 milioni su Lci). Nell’elegante studio d’angolo del palazzo dell’Eliseo, sotto una grande tela di Alechinsky e a una Marianne di Obey (e con il libro di Enrico Letta sull’Europa sul tavolo), ha ripetuto il suo credo: «Sono qui per trasformare in profondità il paese». Poco tempo è stato dedicato alla politica internazionale, concentrato sull’Iran. Macron ha confermato l’intenzione di recarsi a Teheran (sarebbe la prima visita di un presidente francese dopo la rivoluzione islamica, Giscard d’Estaing c’era stato nel ’76 ai tempi dello Shah), ha difeso contro Trump l’accordo sul nucleare, una base per «un dialogo esigente» che permette di «controllare meglio le cose».

Ma Macron è andato in tv soprattutto per rispondere agli attacchi sulla politica sociale ed economica. L’intenzione era di mostrare che non è solo di destra, ma anche un po’ di sinistra. La filosofia non cambia: vado avanti, «faccio quello che dico», bisogna «liberare» l’economia e i risultati si vedranno «tra un anno e mezzo-due», invitando i francesi ad abbandonare le «passioni tristi» dell’invidia verso chi riesce. Per la parte «protezione» – la fase che inizia dopo le ordinanze della nuova loi Travail – ci sarà la riforma del diritto alla disoccupazione, estesa (con grande prudenza) ai dipendenti che danno le dimissioni e agli indipendenti, l’investimento sulla formazione (con nuove misure sull’apprendistato, seguendo il modello tedesco) e, anche se l’argomento è stato appena sfiorato, la partecipazione dei salariati agli utili. In preparazione c’è anche una legge per ridurre il ricorso al precariato, con un bonus-malus per limitare il ricorso ai contratti a termine nelle imprese, «una vera bomba» secondo il padronato, che è assolutamente ostile. Macron ha citato la filosofa Simone Weil: «Non vi proporrò di proteggervi contro la società e i suoi cambiamenti, ma di armarvi per trovare un posto nella società che cambia». Cioè, non ci sarà la difesa ad oltranza di posti di lavoro in crisi, ma investimenti nella formazione.

L’intervista era stata preceduta dalla polemica sulla limitazione della patrimoniale, l’Isf che diventa Ifi, sul solo patrimonio immobiliare escludendo gli investimenti finanziari: per Macron è la strada per «favorire l’investimento nell’economia», perché bisogna evitare di «tirare le pietre» sui «capi cordata» che scalano la montagna. Nessun pentimento nemmeno per gli scarti di linguaggio (fannulloni, casino ecc.). Discorso di «autosoddisfazione» per la destra. «Macron vive nel suo mondo e non capisce come vivono i francesi», per il socialista Olivier Faure. La Cgt ha visto solo «il presidente dei ricchi».