«Una grande manifestazione nazionale per dare valore e centralità al lavoro industriale». La proposta di Francesca Re David viene subito accettata da Fim e Uilm e sarà preparata unitariamente a gennaio. È il cuore della relazione che ha aperto il 27esimo congresso della Fiom in quel di Riccione chiusa con la – scontata – standing ovation, quella riservata alla citazione di «Maurizio Landini». «L’ho fatta alla fine perché lo sapevo», rivela Re David. Le 28 pagine sono state però piene di un’analisi approfondita e spietata della trasformazione del lavoro e ugualmente piena di proposte innovative e di parole chiare sulle questioni politiche, sindacali e riguardo al congresso della Cgil, sullo sfondo di un palco grande su cui campeggia la parola «uguaglianza» su cui sventola e si muove una piccola bandiera rossa.

«I nostri avversari di oggi sono ingiustizie e frammentazioni – comincia Re David – Per ricostruire la coalizione delle lavoratrici e dei lavoratori» servono «un’idea politica del mondo, democrazia e un’indipendenza che non significa indifferenza». Nella «crisi che è diventata un elemento strutturale, il lavoro è sempre più diviso ma il suo controllo è sempre più centralizzato». Nelle «catene degli appalti dove lavorano 400mila metalmeccanici c’è un problema di conoscenza e di organizzare la conoscenza». Al tempo degli algoritmi «l’idea che il lavoro umano è destinato a scomparire come la fabbrica è una grande bugia». «Per dare rappresentanza collettiva ad un mondo parcellizzato serve un sindacato confederale, capacità di costruire una coalizione tra lavoratori per fare sintesi dando più forza alla rappresentanza». Qui arriva la proposta: «I delegati dei luoghi di lavoro siano sopra il 50 per cento nel comitato Centrale da convocare di norma ogni mese».

La continuità sindacale e politica tra le parole di Francesca e la linea che Landini ha tracciato nella Fiom e ora nella Cgil si trova ricostruendo la storia della confederazione in questi ultimi tre anni: la vittoria in Corte Costituzionale contro Fca, la Carta dei diritti e i referendum contro il Jobs act hanno spostato l’asse della Cgil verso sinistra. Ora «davanti ad un governo M5s-Lega («votati da molti dei nostri») che hanno puntato tutto sul disagio sociale ma governano con un contratto privatistico in cui il confronto è quasi impossibile« serve «ancora più autonomia e indipendenza», anche «perché la legge di bilancio sta deludendo gran parte di chi li aveva appoggiati». «E se Di Maio ha festeggiato l’accordo Ilva con Mittal sottolineando che rimaneva l’articolo 18 – che invece ci spiegavano impediva alle aziende di investire in Italia – ora sia conseguente e lo ridia a tutti».

Toltatasi qualche sassolino dalle scarpe («eravamo in piazza coi No Tav a Torino come sempre perché crediamo nella democrazia e in un diverso modello di sviluppo»), («il welfare aziendale nel nostro contratto lo criticano ma lo abbiamo esteso a tutti i lavoratori – 1,6 milioni – e a 21 Ausl pubbliche e puntiamo a finanziare la sanità pubblica»), Re David è passata ai temi più delicati a partire dalla differenza fra il contratto nazionale unitario e quello Fca che si prevede ancora separato: «Il primo lo hanno votato i lavoratori, il secondo no, anche se gli interlocutori hanno sensibilità diverse». Nell’ex Fiat «lo scambio diritti-lavoro era un ricatto, ora si è rivelato una grande illusione». Se il contratto dei metalmeccanici «ha salvato il contratto nazionale» e permette di dare un contratto a due milioni e mezzo di persone, sul welfare aziendale serve «una discussione confederale», mentre «la riduzione d’orario oggi è ancora più necessaria».

Alla fine è arrivata la citazione di «Maurizio» come prossimo segretario confederale, «indicato da Susanna Camusso che ha spostato in avanti lo sguardo come solo le donne sanno fare»: «È una proposta in grado di parlare fuori e dentro la Cgil, unendo la discussione sul documento congressuale votato dal 98% da quella sul gruppo dirigente».«Maurizio sa che da segretario confederale troverà la Fiom che conosce, confederale e dialettica». La proposta della manifestazione viene accolta negli interventi di Marco Bentivogli (Fim Cisl) e di Rocco Palombella (Uilm), applaudito quando dice: «Se Maurizio diventa segretario Cgil non può che farmi piacere».